La tregua necessaria

Bologna, 21 febbraio 2015 - Questa volta il Comune è stato più rapido: quando c’erano Sergio Cofferati (sindaco) e Paola Bottoni (assessore), il caos da delirium tax –l’imposta ‘pazza’ sulla pubblicità che finisce per sanzionare ciò che pubblicità non è – imperversò per mesi.

Ieri il vicesindaco Silvia Giannini ha aperto a un correttivo sulle norme sulla pubblicità, dichiarandosi pronta a rivedere insieme con il consiglio comunale il regolamento ad hoc. Benissimo. E accogliamo con soddisfazione la scelta dell’amministrazione (che arriva, a dir la verità, solo dopo che le bombe dei commercianti sono state sganciate sul Carlino).

Un altro ragionamento, però: pensiamo anche a chi ha pagato, in questi giorni, la delirium tax. Spesso per sfinimento, perché le cartelle di Equitalia sono giù uno stress, perché è onesto, perché magari sbotta, ma poi paga per senso civico. Pensiamo anche a loro, magari con una sospensiva e controlli caso per caso.

I cittadini e gli imprenditori in primis vivono ormai sotto la costante spada di Damocle delle tasse e ‘errori’ o ‘anomalie’ come la delirium tax, se vogliamo seguire la definizione del Comune, non possono che essere vissuti come un accanimento. Un’interessante ricerca del Centro studi casa (Aipi, Apcc Ascom, Unioncasa e Uppi) spiega come il Comune abbia peraltro già programmato un aumento considerevole dell’Imu per gli appartamenti dati in locazione con contratto a canone concordato.

Per appartamenti di modeste dimensioni, gli aumenti annui varieranno dai 250 (casa in periferia con 3,5 vani) ai 400 euro (casa in centro storico): il risultato finale porterà i piccoli proprietari a non avere più interesse ad affittare a canone concordato, come l’emergenza abitativa invece richiederebbe.

Le tasse, che ormai non hanno più nulla di sexy, sono un incubo anche per gli studenti universitari: la garante d’Ateneo proprio ieri raccontava «l’estrema difficoltà degli studenti, che non possono usufruire dei benefici dell’azienda regionale per il diritto allo studio, che faticano a provvedere al pagamento dei contributi universitari e a maggior ragione, se non vivono a Bologna o vicino, non riescono a sostenere le spese di mantenimento».

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