Traffico, Imbeni e il referendum

Cose d'altri tempi

Bologna, 21 luglio 2014 - Il 17 giugno del 1984, in concomitanza col voto per le elezioni del parlamento europeo si svolse anche il primo referendum cittadino per consultare la popolazione circa la limitazione del traffico nel centro storico. A favore della proposta della Giunta, retta dal sindaco Renzo Imbeni, si espresse il 69,9% dei votanti.Tuttavia, a 30 anni di distanza da quel controverso referendum, se si chiede a un cittadino quale fosse il quesito referendario, si ottiene generalmente questa risposta: «La chiusura alle auto del centro storico».

Ma il quesito esatto era ben diverso e cioè se si intendeva «vietare progressivamente la circolazione delle vetture private nel centro storico, per consentire il transito ai mezzi pubblici ed ai veicoli dei residenti». Dopo il voto si presentarono vari problemi: visto che il centro storico di Bologna ha ben 70.000 abitanti, migliaia di esercizi commerciali, uffici, sedi di enti pubblici ecc.. Come e a chi vietare l’accesso al centro storico? Anzitutto furono predisposti dei permessi di circolazione contrassegnati con lettere dell’alfabeto: ad esempio la ‘O’ corrispondeva ai veicoli operativi; poi vi furono i permessi per i residenti, per le autorità, per gli uffici pubblici, per i portatori di handicap… Decine e decine di migliaia. 

Occorreva poi vigilare sugli accessi delle vetture nel centro storico: pattuglie di vigili urbani furono collocate alle porte della città e in altri varchi (nell’arco delle 12 ore) per controllare che fosse esposto il permesso. Ovviamente non mancarono quelli contraffatti. Cinque anni dopo fu individuata la zona a traffico limitato (Ztl), un’area entro la quale non sempre e non tutte le vetture potevano circolare: azzerati i permessi precedenti se ne rifecero dei nuovi. I controlli dei vigili proseguirono, ma non col rigore precedente. Anni dopo la tecnologia (il sistema Sirio) poté risolvere il problema dei controlli.  www.marcopoli.it

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