Causa Lido, Comune graziato in Appello

Pagherà solo 7 euro invece che 211mila. La storia risale al 1902

Lido by night

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Fano (Pesaro e Urbino), 6 maggio 2016 - In primo grado il Comune di Fano era stato condannato a pagare poco meno di 211mila euro come risarcimento danni alla famiglia Solazzi, per una storia che risale al 1902. Ma la Corte d'Appello d'Ancona, pur confermando la condanna del Comune in questa causa civile che si protrae da parecchi lustri, ha ridimensionato quella cifra milionaria (se calcolata in vecchie lire sono più di 408 milioni) ad appena 6,44 euro (ovvero poco più di 12mila lire) più interessi legali.

La storia è secolare. Riguarda strade, vie, piazze, accessi e pure terreni al Lido venduti in tutti questi anni dal Comune a privati per costruire case e alberghi. Terreni che però non erano pubblici, ma privati. Per la famiglia Solazzi appartenevano (per circa 2 ettari e mezzo) a loro, che avevano pure incassato i canoni d'affitto dal Comune dal 1902 al 1979. Poi più nulla.

Per questo i Solazzi hanno battuto cassa al Comune per avere il risarcimento dei danni subiti (calcolati moltiplicando l'estensione della proprietà per il valore del costruito) ottenendo in un primo momento ragione dal tribunale di Pesaro che nel 2009 condannò il comune di Fano a pagare 250mila euro ai Solazzi (comprese le spese legali).

Il Comune però ha fatto ricorso in Appello, e l'avvocato Manuela Isotti è riuscita ad azzerare una sentenza che sembrava inoppugnabile. Perché in realtà la famiglia Solazzi non era proprietaria di quei terreni.... ma solo del contratto di enfiteusi (ovvero d'affitto).

All'inizio del '900 al Lido c'erano i campi e appartenevano tutti alla famiglia del conte Giuliano Bracci (di cui Lupo e Carlo sono oggi eredi) il quale, appena nato il primo stabilimento balneare, decide di vendere quel terreno brullo al Comune che però non aveva i soldi per pagarlo. Col sindaco di allora si accordò per un contratto di enfiteusi, cioè di affitto perpetuo dei terreni con l'obbligo per il Comune di migliorarlo e di pagare ovviamente un affitto annuo, pari a 550 lire (oggi 0,28 euro). Si firma l'atto.

Ma il conte Bracci sei mesi dopo (nel febbraio 1902) fa subentrare al suo posto nel contratto di quei terreni la famiglia Solazzi. Per il Comune non cambia niente. Continua a pagare il canone di 550 lire annue, senza mai rivalutarlo. Tutto questo fino al 1979 quando dalla ragioneria del comune non parte più l'ordine di pagamento. L'assessore del tempo Giuliano Di Bari risponde ad una lettera dei Solazzi che chiedevano spiegazioni, dicendo che “stiamo facendo i conti”. Conti mai terminati.

Nel 1998, pochi mesi prima che scattasse l'usucapione, la famiglia Solazzi ha dato così inizio a questa causa civile contro il Comune e anche contro gli eredi Bracci. Ma "dalla lettura dell’atto del 17.02.1902 – si legge nella sentenza di oggi - emergono plurimi elementi per ritenere si tratti di un atto di trasferimento ai Solazzi del diritto a riscuotere i canoni relativi ai terreni concessi in enfiteusi dal Conte Bracci al Comune di Fano, e non di trasferimento della proprietà sui terreni stessi".

Per questo il comune di Fano non deve un risarcimento agli eredi Solazzi ma solo "la somma relativa alla propria quota di canone enfiteutico annuo pari ai 5/12 di €.0,28 (già lire 550,00) con decorrenza dal 1993, oltre interessi legali dalle singole scadenze annuali alla data di effettivo pagamento".