Fermo, villaggio turistico Verde Mare. Felice Chiesa chiamato a difendersi

Aperto il processo: fissato il lungo calendario delle udienze

La manifestazione in piazza dei clienti che chiedevano il dissequestro del Verde Mare

La manifestazione in piazza dei clienti che chiedevano il dissequestro del Verde Mare

Fermo, 22 novembre 2017 - La vicenda del centro vacanza Verde Mare di Marina Palmense è approdata ieri in tribunale. Davanti al giudice, Mila Bondiciutti, è comparso il titolare del campeggio, Felice Chiesa. L’imprenditore, difeso dagli avvocati Savino Piattoni e Francesco De Minicis, è stato chiamato a rispendere del reato di lottizzazione abusiva.

Durante l’udienza c’è stata l’ammissione delle prove e la calendarizzazione del processo, che riprenderà a maggio. Sarà l’occasione per un dibattimento chiarificatore sulle due posizioni opposte assunte dalla pubblica accusa e dall’imputato. All’uscita dall’aula l’avvocato Piattoni ha ribadito l’assoluta innocenza del suo assistito: «Siamo certi di non aver violato la legge e vogliamo dimostrarlo prima possibile. Siamo fiduciosi nella giustizia e porteremo avanti la nostra tesi difensiva».

L’odissea giudiziaria di Chiesa e della sua struttura turistica, inizia il 24 febbraio 2016, quando all’imprenditore viene notificato dagli uomini della Guardia di Finanza un avviso di garanzia della Procura della Repubblica di Fermo. Il reato contestato è quello di lottizzazione abusiva. Chiesa è oggetto di un’inchiesta denominata «Happy Village», legata alla permanenza stabile di 400 roulotte all’interno del camping Verde Mare. Secondo gli inquirenti questo sarebbe l’equivalente di un edificazione abusiva perseguibile penalmente. Ecco allora che vengono messi i sigilli al centro vacanze, sottoposto ad un decreto di sequestro emesso dal gip del tribunale di Fermo.

Secondo gli investigatori, l’intera superficie su cui si sviluppa il camping Verde Mare di Marina Palmense avrebbe perso le caratteristiche di complesso ricettivo campeggistico, per effetto di una serie di trasformazioni operate nel tempo, che hanno modificato roulotte e caravan in unità inamovibili, divenute casette indipendenti con tanto di veranda e recinzione, e stabilmente ancorate al suolo anche tramite allacci alla rete idrica, elettrica e fognaria. Secondo i finanzieri le roulotte e caravan, prive di targhe e sistemi di movimento sono collocate su piazzole in cemento pavimentate, nella disponibilità dei proprietari senza soluzione di continuità, durante tutto l’anno, in luogo di quello che sarebbe dovuto essere un soggiorno occasionale.

Il legali di Chiesa non ci stanno e presentano un’istanza al tribunale del riesame, che, il 23 marzo 2016, dispone il dissequestro della struttura. C’è subito la contromossa del procuratore Domenico Seccia, che ricorre in Cassazione. La suprema Corte annulla il dissequestro.