Guerra all'Isis, "Pronti a fare da scudo nei luoghi sacri"

L’imam del Fermano grida forte la condanna delle stragi e l’impegno a collaborare

Dura la condanna dell’imam Labdidi alla strage di Parigi

Dura la condanna dell’imam Labdidi alla strage di Parigi

Fermo, 22 novembre 2015 - Salam alikum. Un augurio di pace, sono le parole che la comunità musulmana del Fermano ha rivolto a tutti gli ospiti, nel luogo che, a Molini Girola, rappresenta la moschea, per pregare, studiare, confrontarsi. Porte aperte per un giorno, ieri mattina, per dire forte che non si uccide nel nome di Dio, che la religione poco c’entra con quello che è accaduto a Parigi, in Mali, a Beirut, in Turchia, in Egitto e ovunque si muore per nulla.

«Avremmo voluto vivere questo incontro in momenti migliori - assicurano gli islamici del Fermano - abbiamo solo bisogno di conoscerci. Da parte nostra, confermiamo i legami di fratellanza che abbiamo con tutti voi, siamo pronti a difendere questo paese da qualunque minaccia». È il messaggio forte che vuole mandare l’imam Abdellah Labdidi, da 23 anni in Italia e nel Fermano, guida spirituale per gli uomini e le donne di fede islamica.

In una sala piena di autorità e di persone comuni, di bambini e di donne, velate o a capo scoperto, iIl discorso di Labdidi parte proprio dal saluto alle donne: «Nostre sorelle, a tutti i nostri fratelli. Mi faccio portavoce di tutta la comunità musulmana, per esprimere la nostra condanna e lo sdegno più profondo per la violenza. Non si può uccidere nel nome di Dio, il sangue di Parigi è sangue nostro, la violenza in ogni angolo del mondo non ci appartiene. Diciamo no al terrorismo, alle guerre, alla paura dell’islam. I criminali infangano la nostra religione, il nostro Dio». Labdidi sottolinea che l’islam è religione di pace, di misericordia: «Dio nel Corano ci invita ad entrare nella sua pace, il nostro saluto è un augurio di pace, siamo alla ricerca della pace con Dio, con l’ambiente che ci circonda, con gli uomini. Il nostro profeta è dolcezza e amore. C’è un versetto nel Corano che ci ricorda di essere stati tutti creati insieme e poi sono state create le tribù e le nazioni per darci la possibilità di conoscerci a vicenda. Ecco, questa è la migliore risposta, non dobbiamo rinunciare alla libertà e alla misericordia, ma semmai riaffermare l’integrazione e i diritti, per andare oltre ogni razzismo».

Ha un’espressione mite e il viso sincero Labdidi, si dice pronto a difendere l’Italia, Paese che sente suo, parla di musulmani disposti a fare scudo in luoghi sacri come Loreto, perché non si debba più assistere a episodi drammatici e a sofferenza diffusa. «Ho contribuito a lanciare la manifestazione nazionale che si tiene a Milano ma io volevo essere qui, tra la mia gente, e far sentire da qui la nostra voce». Restiamo insieme nella diversità, raccomanda l’imam, per non mettere in pericolo tutta la strada fatta e distruggere le tante conquiste fatte insieme.