Zacheo: "Io indagato? Lasciamo il fango fuori dalla campagna elettorale"

"Solo una indagine come tante sull’attività dei carabinieri"

Pasquale Zacheo

Pasquale Zacheo

Fermo, 4 aprile 2015 - «Io indagato? Lasciamo il fango fuori dalla porta». A parlare è Pasquale Zacheo, candidato a sindaco della lista civica «Io Scelgo Fermo» e del Pd, che stronca sul nascere le illazioni che lui ritiene siano state fatte circolare ad hoc sul suo conto da chi non lo vorrebbe alle prossime elezioni.

«Ritengo di dover personalmente intervenire – spiega Zacheo - per mettere fine a illazioni che si stanno ricorrendo tra chi mi vorrebbe escluso dalla competizione elettorale di maggio per la scelta del nuovo sindaco di Fermo. Ne ho sentite davvero tante nelle ultime settimane, dopo la notizia della mia candidatura. Ho persino visto possibili competitori politici che, nel goffo tentativo di minare la forza della mia coalizione, avevano preso contatti con componenti del mio schieramento per segnalare, addirittura fingendo di avere a cuore le sorti dei loro avversari, che a breve sarei incorso in pesanti inchieste della Procura. Al di là della simpatia per il maldestro tentativo di questi signori, l’intera compagine ha preso atto della sussistenza di un chiaro tentativo di discredito verso il candidato più accreditato. E la consapevolezza di ciò, non solo ha rafforzato il legame, ma ha fatto comprendere effettivamente la qualità della mia candidatura e il timore che la stessa genera in tanti ambienti della politica che hanno avuto, ed hanno, a cuore più gli interessi di parte che quelli della comunità tutta».

Zacheo vuole chiarire con forza di cosa si sta parlando e fugare ogni dubbio: «La presunta inchiesta altro non è che un’attività di indagine, legittimamente svolta dalla Procura di Fermo dal lontano luglio 2014, collegata ad un pericoloso blitz operato dai carabinieri a Montegranaro, per bloccare un gruppo di malviventi, legati alla criminalità organizzata di matrice calabrese, che si stavano riunendo in un casolare. La platealità dell’intervento, con i malviventi che si erano dileguati per le campagne, in pieno giorno ed a ridosso del centro abitato, aveva destato ovviamente impressione nell’opinione pubblica. La notizia era stata ampiamente riportata dagli organi di stampa locali e non solo. Organi di stampa che avevano descritto la circostanza come collegata ad un “summit di mafia”. La Procura, all’indomani della notizia stampa, ha avviato le sue legittime indagini per verificare se la stessa notizia sia stata acquista autonomamente dai giornalisti attraverso la gente che ha assistito alla plateale circostanza o attraverso i carabinieri che avevano operato. Pertanto, la Procura, come tante altre volte fatto in passato, starebbe formalmente procedendo a carico dei carabinieri che hanno materialmente operato (della stazione di Montegranaro) e del loro comandante, ovvero il sottoscritto, che per tranquillizare l’opinione pubblica avevo solo comunicato “che a prescindere dai fatti, lo Stato è presente e che merita il plauso chi ha operato in condizioni di assoluta pericolosità”.

L’essere sottoposti ad indagine per questo tipo di circostanze è usuale per chi, come i carabinieri e, soprattutto, i loro comandanti, per esigenze istituzionali, comunicano con la stampa. Non è certo la prima volta per me, dopo 27 anni di servizio, di cui 20 con responsabilità di Comando. Tutte le volte, i vari procedimenti sono finiti in archiviazione. Al pari di quelle che mi hanno riguardato come collaboratore del dottore Luigi De Magistris. Anche all’epoca, come oggi, la competente Procura aveva avviato i suoi legittimi accertamenti».