La denuncia dopo la tragedia: «Aggredito dagli amici di Bruno»

Querela del giovane che investì il 20enne. Il padre: «Ci provocava»

Pasquale Ruberto, padre di Bruno, con la moglie

Pasquale Ruberto, padre di Bruno, con la moglie

Ferrara, 21 settembre 2014 - Dopo la tragedia la denuncia. Alla triste vicenda iniziata con la morte di Bruno Ruberto — il 20enne travolto e ucciso lungo via Modena, a Cassana — si aggiunge ora un nuovo capitolo, che vede come protagonista il ragazzo (un ferrarese di 22 anni) che quella maledetta sera era alla guida della vettura che ha investito il giovane ciclista. E’ stato quest’ultimo infatti a presentarsi in questura per denunciare di essere stato accerchiato, minacciato ed aggredito da un gruppo di coetanei che poi si sono rivelati essere gli amici di Bruno. L’episodio, stando a quanto denunciato alla polizia dallo stesso 22enne, si sarebbe concluso con un pugno al volto e un passaggio al pronto soccorso dell’ospedale di Cona. Versione seccamente smentita dal padre di Bruno, Pasquale Ruberto, che parla invece solo di «qualche spintone». Il tutto sarebbe accaduto intorno alle 23 di venerdì scorso. Il 22enne, secondo quanto denunciato agli agenti della questura, era in piazza Trento Trieste in compagnia di alcuni amici.

All’improvviso, i giovani sarebbero stati accerchiati da una quindicina di ragazzi, uno dei quali ha iniziato con tono minaccioso ed intimidatorio a fare domande riguardo all’incidente di via Modena. A quel punto il 22enne, impaurito, ha telefonato al fratello, spiegandogli quanto stava accadendo. All’improvviso poi — sempre secondo quanto denunciato — sarebbe stato improvvisamente colpito al volto da un pugno. Il ragazzo, stando nuovamente alla sua ricostruzione, a quel punto avrebbe cercato di allontanarsi verso corso Martiri, in attesa dell’arrivo del fratello. I due si sarebbero poi incontrati in piazza Travaglio, dove nel frattempo si erano spostati gli amici e il padre di Ruberto (arrivato sul posto in un secondo momento). Questi ultimi avevano intanto chiamato la polizia, che era arrivata con una volante. Alla vista del 22enne, come raccontato dal protagonista della disavventura, Pasquale Ruberto avrebbe iniziato ad urlargli contro.

Una versione dei fatti che collima solo in parte con quanto riportato da Ruberto che invece parla di «ripetute provocazioni da parte del 22enne». Stando al racconto del padre di Bruno, quella sera alcuni amici del figlio si erano trovati «per mangiare una pizza insieme». A quel punto, secondo Ruberto, il gruppo avrebbe incontrato il 22enne. «Lui — racconta — è andato dagli amici di mio figlio e ha iniziato a dirgli di non avere colpa per quanto accaduto. Ha così iniziato a provocarli. A quel punto — aggiunge Ruberto — i ragazzi si sono spostati, ma lui ha continuato a seguirli, ripetendo di non avere alcuna colpa». In piazza Trento Trieste sarebbe poi avvenuta la colluttazione che però, secondo Ruberto (arrivato nel frattempo sul posto), si sarebbe svolta in maniera diversa rispetto a quanto denunciato dal 22enne. «Gli amici di Bruno gli dicevano di andare via — ricorda —: poi ad un tratto si sono spintonati. E’ stato allora che ho chiamato la polizia. Io — conclude — vivo nel dolore per la perdita di mio figlio. Non voglio provocazioni».