Quei cristiani snobbati

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Cristiano Bendin

Cristiano Bendin

Ferrara, 17 agosto 2014 - Due diocesi a difesa dei cristiani peserguitati, uccisi e cacciati dai fanatici islamisti dell’Isis nell’Iraq settentrinale. Da una parte quella di Ferrara, con l’arcivescovo Luigi Negri che ha fatto esporre uno striscione bianco con la lettera ‘N’ (la ‘nun’ dell’alfabeto arabo) marchio raffigurante l’iniziale della parola ‘Nassarah’ (Nazzareno), il termine con cui il Corano individua i cristiani; dall’altra quella di Bologna, dove il cardinale Caffarra, durante la giornata di preghiera indetta dalla Cei per i «fratelli e sorelle dell’Iraq», ha tuonato contro l’Europa che «sa parlare solo di euro, di spread, di economia. Ma è la loro fede e la nostra preghiera — ha detto a Villa Revedin — che vincerà, perché ‘preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi fedeli’».

Una battaglia, quella dei due uomini di fede, che si staglia come monito morale nel cielo di un’ Europa incapace di reagire - e dimentica delle proprie radici - e nel silenzio quasi totale dei professionisti del pacifismo. Quelli in prima fila contro il «genocidio» dei palestinesi - una battaglia giusta ma spesso ideologica e sorda alle legittime ragioni di Israele - e, negli anni della guerra nei Balcani, pronti a stracciarsi le vesti (giustamente) contro le pulizie etniche in Bosnia. Ma stranamente distratti di fronte alla strage dei cristiani e degli yazidi, forse perché poco affini a certa sensibilità salottiera. Quello di Negri e Caffarra è, però, anche un monito rivolto alle coscienze dei cristiani d’Occidente, chiusi nel loro opulento benessere.

E, citando Negri, anche ad una certa «ecclesiasticità reticente», che non prende posizioni, che nicchia, quasi timorosa di dire che «esiste un Islam - quello proclamato dal sedicente Califfato - col quale il dialogo è una prospettiva poco realistica». La questione posta dai due va ben oltre la cacciata di popoli che, da sempre, convivono in Medio Oriente coi musulmani ed investe le radici stesse del Vecchio Continente. Lo ha detto a chiare lettere il rabbino Giuseppe Laras, ricordando la cacciata degli ebrei dalle stesse terre una settantina di anni prima. Ecco, questo l’Europa deve tenerlo bene a mente se non vuole ripetere gli errori del passato.