Vigarano, lapidi spezzate al cimitero

La denuncia di Fortini: "Non si può sempre dare la colpa al terremoto"

Il cimitero di Vigarano

Il cimitero di Vigarano

Ferrara, 24 agosto 2016 - Immediatamente davanti a una lapide è cresciuta una pianta, alta e rigogliosa abbastanza da renderla invisibile. Di fianco, come tutte le altre dello stesso lotto, un’altra è tenuta in piedi, in qualche modo, da due mattoni appoggiati dietro di essa. Un’altra ancora è sprofondata nel terreno di circa mezzo metro, e quelle rotte non si contano: di una, poi, è rimasto solo in nome, Augusto. A essere lasciato al degrado è un intero lotto di terreno del cimitero di Vigarano Mainarda, ma la situazione non migliora nemmeno in quello di Vigarano Pieve, dove pure lapidi rotte – di una si vede senza sforzi la fossa – e subsidenze si sprecano, mentre negli anfratti si nascondono le bisce «che ormai sono abituate agli umani, due mi hanno accompagnato fino alla tomba di mia madre dall’entrata», racconta con dello spirito un utente.

A causare questa situazione, mai risolta nonostante persista da anni, sono un mix di fattori che includono il sisma, il ‘disinteressamento’ delle famiglie per i morti più lontani nel tempo, e gli alti costi per rifare le lapidi. Ad essere maggiormente coinvolti sono infatti coloro che erano stati tumulati nei loculi e che, alla scadenza della concessione, non erano ancora nelle condizioni per essere trasferiti negli ossari. In questo caso, se esiste una nuova concessione, questi vengono interrati. A effettuare l’operazione è Amsefc, affidataria del servizio il cui contratto viene prorogato ogni anno, che provvede a trasferire bare e lapidi preesistenti. Amsfec però non è tenuta a curare i terreni, mentre le lapidi nuove sono sempre a carico delle famiglie. Il risultato sono lapidi dei locali appoggiate sul terra viva senza troppi riguardi.

Anche le lapidi danneggiate dal terremoto o dalla franosità del terreno, se le famiglie non le ricomprano in toto, continuano a giacere non riparate, contribuendo all’effetto di abbandono dell’area. «Fino a poco tempo fa i nostri cimiteri erano i fiori all’occhiello dell’intera provincia. L’effetto pietoso di questa situazione mi disturba, ma non si può sempre dare la colpa al terremoto perché questi problemi esistevano già da prima», spiega Marcello Fortini, consigliere comunale che nel corso degli anni ha ciclicamente risollevato la questione.

L’amministrazione, intanto, risponde di essere a conoscenza del problema: «Stiamo studiando un progetto per risolvere», è il commento dell’assessore ai servizi cimiteriali Alessandro Berselli: lui è stato nominato solo tre mesi fa, ma negli archivi la stessa frase ricompare e ricorre di amministrazione in amministrazione da anni.