La Chanukkhah e la vigilia del Natale: ebrei e cristiani accendono le feste

La ricorrenza ebraica quest’anno cade il 24 dicembre. Secondo la tradizione si celebra un miracolo: il perdurare prodigioso dell’olio nella Menorah

L’accensione del primo lume della festa ebraica di Chanukkhah coinciderà con la vigilia di Natale

L’accensione del primo lume della festa ebraica di Chanukkhah coinciderà con la vigilia di Natale

Ferrara, 22 dicembre 2016 - L’accensione del primo lume della festa ebraica di Chanukkhah coinciderà con la vigilia di Natale. Chanukkhah celebra un miracolo - quello del prodigioso perdurare della dose d’olio quotidiana da ardersi nella Menorah (il candelabro a sette bracci) nel Santuario di Gerusalemme per otto giorni - e una resistenza, quella dei Maccabei e di una piccola fazione del Popolo Ebraico che si oppose fattivamente contro il conformismo invasivo di epoca ellenistica, sospeso tra assimilazione e repressione religiosa. Sia che si enfatizzi il miracolo dell’olio sia che voglia rimarcare la gloriosa resistenza maccabea, se ne possono trarre almeno tre grandi insegnamenti religiosi, sociali e culturali. Il primo è la scommessa sul ‘poco’ che si ha a disposizione - e che è apprezzato come prezioso, rilevante e qualificante- rispetto a un più confortante ‘molto’. Poche energie, ma spese fino all’ultimo a fin di bene; poche idee, ma ritenute irrinunziabili e pregnanti; poca forza numerica, ma grande forza simbolica; pochi monoteisti (gli ebrei dell’epoca) in un contesto politeista e omologante; poca libertà, sufficiente però per apprezzarla come vitale e per detestare la tirannide, sia quest’ultima ‘soft’ o ‘radicalizzata’. In quest’ottica, Chanukkhah è la festa dell’auto-determinazione, della tenacia e dell’ottimismo. Valori e modelli regolatori della condotta personale e consociata che dovremmo tutti riscoprire e perseguire, specie nei tempi difficili che stiamo vivendo, che con ogni probabilità peggioreranno. Vi è secondo insegnamento, immediatamente conseguente, puramente religioso: è vero certamente che se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori (salmo 126), ma è altrettanto vero che, per aver un aiuto dall’ ‘Alto’ è richiesta prima, durante e dopo la nostra inalienabile parte. Il terzo insegnamento, riguardante le luci della Menorah che provvidenzialmente rimasero accese a illuminare il Santuario, è che, nella vita di ogni essere umano come pure nella vita delle società, per mettere in crisi la notte basta accendere una luce, anche se fievole, anche se ritenuta insufficiente.

Infine, data la coincidenza quest’anno tra Chanukkhah e Natale, oso suggerire, strattonando un po’ la contemporaneità, che questa Festa sia anche un po’ sintetizzante il re-incontro, ancora in gran parte da scrivere, tra ebrei e cristiani. La Bibbia cristiana conserva i Libri dei Maccabei che narrano le vicende a cui ho fatto riferimento, l’ebraismo conserva invece la celebrazione della Festa di cui questi scritti raccontano origine e sviluppi. E che dire poi del fatto che nei prossimi otto giorni buona parte del mondo celebrerà la nascita di un bimbo ebreo e la sua circoncisione, sì che la radice del pensiero occidentale, pur tra mille ombre e contraddizioni, è greca e giudaica? Auguri quindi a ebrei, cristiani e donne e uomini di buona volontà e, in particolare, alla Comunità Ebraica di Ferrara e alla Chiesa locale, con un ricordo al caro arcivescovo Negri.

Vittorio R. Bendaud