Perseguitato nei lager nazisti, a 94 anni vince il ricorso

Via libera della consulta. Bergamini: “Contento, ma non penso ai soldi“

Un gruppo di sopravvissuti ha fatto ricorso al tribunale di Firenze e portato il caso fino alla Corte Costituzionale

Un gruppo di sopravvissuti ha fatto ricorso al tribunale di Firenze e portato il caso fino alla Corte Costituzionale

Ferrara, 23 ottobre 2014 - «Sono contentissimo: è un passo avanti. Io non ho certo promosso quest’azione per i soldi, ma per veder affermato un principio. E in memoria di un amico ucciso dai tedeschi». Duilio Bergamini, ferrarese, 94 anni a gennaio, è una delle vittime dei lager nazisti che oggi si vede dare ragione dalla Corte Costituzionale e che verrà risarcito per il periodo passato in prigionia nei campi nazisti.

Le motivazioni sollevate con il suo ricorso al tribunale di Firenze e presentate alla Consulta, sono state accolte. «Tempo addietro abbiamo letto su un giornale di un caso simile al mio e il nome dell’avvocato Lau, che poi abbiamo deciso di contattare e che ci ha assistito. E siamo arrivati fino a qui». Joaquin Lau è un avvocato tedesco che ha uno studio a Firenze e per questo il ricorso è stato presentato nella città toscana.

«Quando i tedeschi mi hanno catturato — ricorda Bergamini — era l’8 settembre, giorno dell’armistizio. Io in quel periodo ero a Verona: avevo l’inabilità a operare sul fronte ed ero addetto alla censura militare. Quel giorno stavo uscendo dall’ospedale per un controllo legato a una ferita di guerra riportata in Russia. I tedeschi da giorni avevano fiutato quello che stava succedendo e una colonna era ferma da 20 giorni alla stazione. Uscito dall’ospedale, stavo andando verso la caserma e mi hanno catturato. Quindi mi hanno deportato a Zeitz, in Germania, un campo immenso con oltre 30mila persone e dove sono stato poco più di un mese. Poi — prosegue — mi hanno messo al lavoro forzato in distilleria per raffinare oli minerali: si lavorava 12 ore alla fornace, era massacrante. I soldi? Il risarcimento? non mi interessano, non penso ai soldi — sottolinea Bergamini —. Penso piuttosto a quel mio amico ucciso dai tedeschi a tradimento, a bruciapelo. Sono passati 72 anni e lo ricordo come fosse oggi».