Erosione ai Lidi, l’allarme dei geologi

«Se la situazione non cambia buona parte della nostra costa in futuro rischierà di andare perduta»

Ciò che resta della spiaggia del Lido delle  Nazioni dopo la mareggiata del 5  febbraio scorso

Ciò che resta della spiaggia del Lido delle Nazioni dopo la mareggiata del 5 febbraio scorso

Comacchio, 21 maggio 2015 – È un allarme quello lanciato dall’ordine regionale dei geologi che, al convegno di domani a Ravenna sui «Rischi geologici delle aree di costa,» punta i riflettori sulla situazione della costa emiliano-romagnola e sulla necessità di intervenire presto e in modo incisivo.

«Se la situazione non cambia, buona parte della nostra costa in futuro rischierà di andare perduta – dice Gabriele Cesari, presidente dell’ordine regionale dei geologi – Se i trend climatici e di subsidenza non subiranno importanti modifiche, nei prossimi decenni perderemo buona parte della costa, in particolare nei lidi comacchiesi e ravennati».

E spiega come a minacciare l’equilibrio costiero siano i cambiamenti climatici e il conseguente innalzamento del mare, ma anche il carico antropico e le costruzioni intensive sulla costa che impattano profondamente. La situazione dei lidi di Comacchio non è da meno.

«Nonostante la formazione della costa ferrarese, dovuta nei millenni all’apporto del Po, sia più recente di quella romagnola, negli ultimi decenni si è avuto un’inversione di tendenza, con un’erosione dovuta a subsidenza, attività estrattive nel fiume e mareggiate, imprevedibili e violente. A farne le spese soprattutto la zona dei lidi nord, Volano, Nazioni, vicino alla foce».

Cosa fare allora? I ripascimenti sono «costi di esercizio più che investimenti» con efficacia limitata. Si stima infatti che solo per difendere le spiagge nei prossimi 20 anni saranno necessari 200 milioni di euro, ma se la subsidenza non diminuirà il problema non troverà soluzione.

«Occorre una presa di coscienza generale che permetta un intervento sinergico tra enti e operatori turistici, per affrontare in modo sistematico il problema, ad esempio con studi sui dati di rideposizione dei fiumi e sulla subsidenza, ma anche modalità di gestione delle attività costiere più idonee alla riformazione di dune naturali».

Candida Cinti