Maxi rissa tra afgani in pieno centro, tre feriti

Un ragazzo con la faccia spappolata da un sasso è in gravi condizioni all’ospedale di Cona

I soccorsi

I soccorsi

Ferarra, 30 novembre 2015 – Sono le 21.40 di ieri sera. La domenica è finita, le luci della Festa del regalo, sul Listone, sono ormai spente. Poca gente in giro, in piazza Trento Trieste, qualche passante e poco altro in una serata fredda e umida. Tutti a casa, o quasi. Rompono il silenzio della sera delle grida concitate, accompagnate al rumore di passi affrettati.

Tutto avviene in pochi minuti e raggela i pochi passanti che assistono increduli a una scena agghiacciante. Due gruppi di afgani – tra le 10 e le 15 persone, tutti uomini giovani, tra i 25 e i 35 anni, probabilmente richiedenti asilo – litigano furiosamente tra loro. Compaiono in veloce successione una lama «di almeno 30 centimetri e una spranga di ferro», dirà poco dopo una testimone oculare ai poliziotti di una volante.

La rissa si sposta velocemente, incalzata dalla sete di vendetta davanti alla libreria ‘Libraccio-Ibs’ e termina solo quando scorre il sangue. Tanto. Un uomo di 32 anni con la faccia spappolata da una sassata in pieno volto è in terra, privo di sensi. Un altro si tiene la testa tra le mani, ferito da una coltellata, ha gli occhi sbarrati dalla paura.

Un altro ancora, il terzo ferito, è scappato e correndo senza fermarsi mai è arrivato fino ai giardini di viale Cavour dove lo troveranno i sanitari del 118 quando ormai sono le dieci passate. È ferito pure lui, ma non è grave. Con le poche parole di italiano che conoscono gli amici dei feriti raccontano che stavano camminando, due gruppi di afgani, quando hanno cominciato a litigare.

Ma alla domanda su quale sia stata la ragione, allargano le braccia e dicono di non capire. Intanto i poliziotti raccolgono le testimonianze dei pochi passanti che hanno assistito loro malgrado alla rissa. Cercano i documenti dei feriti, trovano la tessera del treno, permessi di soggiorno, pare in regola, e poco altro. L’ambulanza, dopo quasi un’ora in cui il ferito più grave è stato sottoposto alle prime cure, si avvia lentamente verso Cona. Il ferito è grave, ma è ancora vivo. Comincia solo allora la lunga notte in questura per tutti gli afgani coinvolti, con un evidente handicap di capirsi, visto che parlano appena poche parole di italiano.