La truffa del falso Don Bedin

Con la voce del sacerdote di viale K. raggirava altri parroci e chiedeva soldi

Ferrara, don Bedin. Qualcuno mita la sua voce per truffare altri preti (Businesspress)

Ferrara, don Bedin. Qualcuno mita la sua voce per truffare altri preti (Businesspress)

Ferrara, 29 giugno 2016 - «Sono don Bedin. Ho bisogno di un aiuto economico per salvare una famiglia dallo sfratto». Credibili sia la causa che la voce. Peccato che dietro alla richiesta di denaro si nascondesse un raggiro molto ben architettato. Solo per caso don Domenico Bedin, colonna dell’associazione Viale K, si è accorto che qualcuno, imitando alla perfezione la sua voce, aveva tentato di truffare almeno una ventina di preti in tutta la provincia. E in certi casi ci era anche riuscito.

Don Bedin, quanti sacerdoti sono finiti nel mirino del truffatore?

«Almeno una ventina. E, sicuramente, in quattro casi la truffa è andata a segno».

Quanto soldi ha spillato?

«C’è chi ha versato seicento, chi mille o addirittura duemila euro».

Il malvivente imitava la sua voce. Come hanno fatto i suoi colleghi a cascarci?

«Riusciva a riprodurla benissimo. Sono rimasto sorpreso anche per la fiducia che i miei confratelli hanno riposto in me. Anche se, ahiloro, non ero io».

Qual era il trucco?

«Telefonava a un prete spacciandosi per me. Gli diceva che servivano mille o duemila euro per salvare una famiglia dallo sfratto».

E i soldi dove finivano?

«Se li faceva accreditare su una Postepay intestata a... (il sacerdote fa nome e cognome di una persona già nota alle forze dell’ordine per reati simili, ndr). La promessa è che nel giro di due giorni li avrei, o meglio li avrebbe, restituiti».

Tutto falso, ovviamente.

«Ovviamente. Ma sa qual è la cosa che più mi ferisce di questa vicenda, oltre al fatto che alcuni confratelli hanno perso tanti soldi?».

Dica.

«L’associazione Viale K aveva dato una possibilità a questa persona, e lui l’ha gettata al vento nella maniera più meschina».

Cosa avevate fatto per lui?

«Era in carcere e aveva ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali. Lavorava per la nostra associazione. Un’opportunità per rimettersi sulla buona strada. Ma ha tradito la nostra fiducia».

Come si è accorto del raggiro?

«Ah – sorride –, una scena ‘fantozziana’».

Sentiamo.

«Un paio di settimane fa ho incontrato un ‘collega’ a un incontro. Mi è venuto incontro e mi ha detto: ‘allora tutto a posto per quel fatto?’. Sono caduto dalle nuvole e ho risposto: ‘cosa intendi?’. E lui, ‘i soldi che ti ho mandato’. Siamo rimasti entrambi di stucco».

Dopo aver sporto denuncia, ha scritto una lettera ai giornali. Perché?

«L’obiettivo era far sapere a tutti cosa stava succedendo e metterli in guardia nel caso ricapitasse. Nella speranza che nel frattempo il responsabile venga preso».