«La strage al Laguna Blu poteva essere evitata»

Forzati venne accusato di essere l’assassino di Willy Branchi e al night cercava sette persone. Il legale: «E’ più che un’ipotesi che stiamo seguendo con attenzione»

Il portafoglio di Willy venne trovato accanto ai suoi piedi la mattina del 30 settembre 1988

Il portafoglio di Willy venne trovato accanto ai suoi piedi la mattina del 30 settembre 1988

Ferrara, 5 marzo 2015 - La strage del Laguna Blu poteva essere evitata se solo Valeriano Forzati non fosse stato preso di mira da chi continuava ad identificarlo come il mostro di Goro, ovvero l’assassino di Vilfrido Branchi avvenuto alcuni mesi prima? Più che un’ipotesi quella che, spulciando gli atti di allora, legherebbe maledettamente i due fatti, come sostenuto anche dalla puntata di Chi l’ha visto mercoledì scorso. Ma andiamo per ordine. Willy Branchi venne ammazzato tra il 29 e il 30 settembre 1988, il corpo nudo fu trovato sull’argine di Goro. Il ‘Colonnello’ Forzati finì subito nel mirino di carabinieri e procura (fu costretto a farsi prestare 1000 euro da un amico per pagarsi le prime spese legali), ma soprattutto dell’opinione pubblica. Lui però negò sempre tutto. E lo giurò anche davanti ai suoi due figli piccoli che tornavano da scuola in lacrime perché derisi. Venne indagato, processato (sempre in contumacia) e alcuni anni dopo prosciolto per non aver commesso il fatto. Lo stesso denunciò in caserma che l’8 dicembre 1988 qualcuno tentò di ammazzarlo. Un commando di 7 persone che gli sparò addosso ma lui riuscì a rifugiarsi nel bosco. Versione veritiera? Agli atti ci sarebbe solamente la denuncia presentata da Forzati. «Quei cani – definì gli appartenenti al commando – me la pagheranno». Il 3 febbraio 1989 Paola Bari, moglie di Carlo Bovolenta, indagato poi prosciolto per le vicende del night, disse alla polizia: «Mio marito mi ha confidato che Forzati da qualche tempo si era accorto che il Laguna Blu era frequentato da tutte le persone che lo interessavano e che gli avevano fatto del male, facendolo coinvolgere nell’inchiesta dell’omicidio di un ragazzo di Goro, in cui la vittima fu trovata nuda». Quelle persone, aggiunse, «ce l’avevano con lui e lo accusavano ingiustamente». Forzati non fece mai i loro nomi. Carlo Bovolenta, sempre in questura, il 5 febbraio 1989, tre giorni dopo la strage al night, precisò che Forzati «diceva che doveva andare a Bosco Mesola perché lì vi erano sette o otto persone che l’aspettavano». Il collegamento esiste per l’avvocato della famiglia Branchi, Simone Bianchi: «E’ da mesi che sto lavorando a questo, dagli elementi raccolti è emerso che la strage molto probabilmente è derivata dalla presenza di alcune persone all’interno del locale che in passato avevano additato Forzati come responsabile dell’uccisione di Willy e che avevano creato in lui uno stato d’animo di forte tensione e avevano messo in difficoltà la sua famiglia». Anche questo la nuova indagine dovrà chiarire.

di Nicola Bianchi