Futuro dell'Ausl, il Comitato per la salute risorge

Legambiente e sindacati: «Nel 2012 lottammo per i servizi notturni, ora per evitare la morte»

La presentazione del Comitato per il diritto alla salvaguardia della salute (Isolapress)

La presentazione del Comitato per il diritto alla salvaguardia della salute (Isolapress)

Imola, 31 maggio 2016 - Risorge il Comitato per il diritto alla salvaguardia della salute del Circondario imolese. La prima versione, targata 2012, era nata per protestare contro la riorganizzazione del soccorso a Medicina, che vedeva la sostituzione notturna dell’ambulanza di servizio pubblico con un mezzo della Croce rossa. «Organizzammo una manifestazione a Medicina cui aderirono in mille – ricorda Alfredo Sambinello, esponente di Legambiente –. Furono solo 300, invece, le persone che parteciparono a una simile iniziativa» organizzata sotto l’Orologio. «Evidentemente gli imolesi credevano di non essere toccati dalla riorganizzazione dell’Ausl, invece...».

Così oggi il Comitato rinasce raggruppando dieci associazioni e incassando, «per ora, solo il sostegno di Rifondazione comunista». Della partita anche le Funzioni pubbliche dei sindacati Cgil, Cisl e Uil che chiedono «una maggiore chiarezza, visto che si parla di soldi pubblici, in merito al futuro dell’Azienda sanitaria imolese», alla luce dello stato di «agonia» che, secondo i sindacati, l’Ausl sul Santerno vive di questi tempi. Entra nel dettaglio Giovanni Mascolo (Cgil): «Si è partiti con un ragionamento di integrazione a pari merito tra le Ausl del territorio metropolitano, poi abbiamo assistito alla cessione di un ramo d’azienda (il laboratorio di analisi) a Bologna». Il timore dei sindacati è che questo sia solo l’antipasto di un menù che «porterà tutte le responsabilità in capo a Bologna». Già ora «constatiamo, giorno dopo giorno, i sacrifici chiesti ai dipendenti. C’è chi deve ancora fare le ferie del 2014 e chi, invece, è in ferie ma reperibile al tempo stesso».

Alessandro Lugli (Cisl) si scaglia contro i piani alti dell’azienda: «In passato all’ufficio di Piano lavoravano due unità tra cui un dirigente. Oggi contiamo almeno cinque figure. Dall’altra parte, invece, chi termina la notte resta in servizio per fare ambulatorio». I sindacati evidenziano dunque un clima aziendale non proprio piacevole. Lugli chiede che sia garantito «il numero di presenze minime che la legge impone». Ecco quindi le proposte del Comitato: «Tagliare il numero dei dirigenti, centralizzare gli acquisti, gestire il pronto soccorso con un medico al triage in collegamento con specialisti e medici di famiglia». Poi c’è il capitolo delle liste d’attesa: «Sono anni che non sento una discussione in merito ai motivi dell’allungamento dei tempi dell’attesa – prosegue Mascolo –. Si parla solo di come ridurre i tempi di una prestazione per fare in un’ora cinque ecografie al posto di quattro».