Poletti: "Non posso essere il ministro della Cesi, ma vi aiuterò"

Incontro con i dipendenti: "Dovete continuare a lavorare" di Cristina Degliesposti

Imola (Bologna), il ministro Poletti incontra i lavoratori della Cesi (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), il ministro Poletti incontra i lavoratori della Cesi (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 22 luglio 2014 - «Da ministro mi devo occupare di tutte le crisi. La Cesi la conosco bene, ma non posso essere il Ministro della Cesi. Io, comunque, ci metto tutto quello che ho». Giuliano Poletti, ministro del Lavoro ed ex numero uno dell’Alleanza per le cooperative, i puntini sulle i li ha voluti mettere con i lavoratori della coop edile finita in liquidazione coatta. Un passo obbligato, quasi, perché come ha ricordato «è normale che uno che mi ha visto venti volte alle assemblee della Cesi pensi che possa fare qualcosa».

Con quella sessantina di lavoratori che ieri lo attendevano all’hotel Molino Rosso, però, Poletti è stato un fiume in piena. Come lo è stato anche nell’incontro che si è tenuto subito dopo, con i sindacati e una delegazione Cesi composta da otto tra lavoratori e rsu, e alla Festa Pd. «In questa situazione, ci sono due aspetti da tenere insieme — ha detto —: da una parte si paghino i creditori, che hanno i loro diritti, dall’altra ci sono i lavoratori». Per loro, per i 403 lavoratori di Cesi, il Ministro ha in mente due strade: «Serve uno sforzo per trovare gli ammortizzatori, dall’altra trovare le condizioni per continuare a lavorare». «E’ l’unica cosa che sappiamo fare», gli fa eco un dipendente in maglia arancio nel piazzale dell’hotel. «Ci sono cose che per farle serve tempo, ma le stiamo mettendo in fila», ha incalzato Poletti prima di riunirsi con i sindacati. Tra queste, ad esempio, l’incontro in programma martedì 29 al ministero dello Sviluppo economico chiesto dalla Regione per affrontare il problema della crisi dell’edilizia in Emilia-Romagna. «Il settore dell’edilizia è in una crisi da coma — ha ricordato il Ministro ai sindacati —. Ora il comparto vale il 50 per cento di quello che valeva nel 2007. In cinque anni sono saltate 13mila aziende e ci sono 500mila disoccupati. E non si vedono prospettive di ripresa». 

Che fare allora? «Dobbiamo dire grazie a tutti coloro che per la Cesi daranno una mano — ha aggiunto —. Da imolese dico che la storia della città è di una comunità dove si sono anche persi pezzi, ma di fronte ai problemi ci si dava tutti una mano. Da Ministro dico che l’impegno del mondo cooperativo che mi è stato chiesto, ora va rivolto ad altri interlocutori. Come Governo stiamo lavorando sulle opere pubbliche, sulle scuole, sui cantieri bloccati per far ripartire l’edilizia. Un altro tema è quello degli investimenti immobiliari, perché non è possibile che ad esempio i fondi pensione non possano acquistare immobili in Italia e incassarne gli affitti». Poi però, ‘stuzzicato’ dai lavoratori, non ha lesinato anche una stilettata alla riforma Fornero sulle pensioni. «Rimetteremo mano alla situazione — anticipa —. Quella legge fu fatta sotto il peso di un problema acuto, cioè che non vendevamo più i titoli di Stato italiani, e non fu fatta bene. Dobbiamo però partire da chi sta peggio, cioè gli esodati e chi ha perso il lavoro e non riesce ad andare in pensione perché gli manca 2-3 anni. La coperta è corta e non promettiamo cose che non possiamo mantenere».

Cristina Degliesposti