Ausl, calano gli interventi. Oltre 60 in meno da inizio anno

Chirurgia record: -33%. I dati dell’Azienda. Carapia: "C’è un problema"

Una sala operatoria

Una sala operatoria

Imola, 20 ottobre 2016 - È un bilancio in chiaroscuro quello relativo all’attività ospedaliera e specialistica ambulatoriale svolta nel 2016 dall’Ausl. Secondo i dati presentati in questi giorni dall’Azienda, nei primi otto mesi dell’anno sono diminuiti innanzitutto i ricoveri: 11.560 contro i 11.938 dello stesso periodo del 2015 (-3,2%). Un calo che, in percentuale, si fa più evidente se si prendono in considerazione le degenze di un solo giorno: erano 470, sono diventate 404 (-14%). Scendono, tornando al dato generale, soprattutto gli ingressi al dipartimento chirurgico (-12,2%) e a quello medico-oncologico (-7%).

E in un panorama nel quale anche gli interventi complessivi risultano in leggerissima flessione (da 6.285 a 6.220, -1,03%), a diminuire, sempre nei primi otto mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono principalmente le operazioni compiute nel reparto di Chirurgia, dove si passa da 553 a 372. Un calo, questo, che non passa di certo inosservato (parliamo di un -33%) e risulta ammortizzato solo in parte dall’aumento di attività fatto registrare dalla cosiddetta ‘Breast unit’ nata a maggio 2014. In virtù dei 123 interventi realizzati in più, rispetto al 2015, proprio dalla chirurgia senologica, il calo complessivo (Chirurgia più ‘Breast unit’) si ferma infatti al -6%.

Ma come si giustifica quel -33% all’interno di un’unità operativa da tempo conosciuta per i suoi conflitti interni e d’altra parte gestita, ormai da oltre due anni, in convenzione con Bologna attraverso il sistema delle reti cliniche? Qualcuno vede proprio nello spostamento del baricentro verso il capoluogo emiliano una motivazione forte. Sposa questa tesi il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, Simone Carapia: «La popolazione non risulta soddisfatta, la direzione è poco presente e chi rimane a condurre il reparto continua a portare avanti un clima conflittuale ben conosciuto dai cittadini e che li ha portati a rivolgersi altrove. I dati di calo di produttività sono l’indice chiaro di queste affermazioni», sostiene l’azzurro.

Carapia però punta anche il dito proprio contro il sistema delle reti cliniche («La gestione deve essere convalidata da precisi dati clinici che mai sono stati presentati alla popolazione») e in particolare i loro costi. «Si parla di vantaggi di economia di gestione, ma come giustifica l’Ausl le spese maggiori dovute alla convenzione con il Rizzoli per l’Ortopedia e l’Università, si parla di oltre 300mila euro, per Chirurgia, Urologia, Ginecologia, Radiologia e altre?», domanda l’esponente di minoranza. «Tutte queste voci di spesa, unite ad altre meno conosciute, sembrano un affitto aggiuntivo che la popolazione di Imola – conclude l’azzurro – deve pagare all’area metropolitana facendone ormai parte, ma mantenendosi nominalmente distaccata. E’ ora che la popolazione venga tutelata e la scelta basata su dati oggettivi di produttività, convenienza di gestione e soddisfazione dei pazienti».