Imola, morto di meningite. Una colletta per ricordare Francesco

Il diciassettenne non frequentava da ottobre, ma non aveva presentato domanda di ritiro

Meningite

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Imola, 23 novembre 2017 -  Una colletta per la famiglia di Francesco Vozzi. È l’idea lanciata dai compagni di scuola del 17enne imolese stroncato, martedì scorso, dalla meningite B. Una malattia contro la quale il minorenne lottava oramai da alcuni giorni nel reparto di Terapia intensiva dell’Ausl sul Santerno, dove era ricoverato. Un nemico che però, alla fine, ha avuto la meglio su Francesco. I suoi genitori, nonostante il tremendo dolore che attraversano in questo momento, hanno trovato la forza di autorizzare il personale sanitario all’attivazione della procedura di donazione degli organi. Così, per manifestare la loro vicinanza ai familiari del 17enne, proprio stamattina gli amici del professionale dell’Alberghetti (scuola dove il ragazzo era iscritto) discutono in assemblea di istituto la proposta di raccogliere una colletta da donare ai genitori di Francesco. Un gesto simbolico, certo, col quale stringersi attorno all’immenso dolore della famiglia Vozzi.

Francesco avrebbe compiuto 18 anni tra meno di un mese. Ma a lui piaceva dire di essere già maggiorenne, come tanti adolescenti che, a quell’età, si sentono i più forti del mondo. Ma quella forza, purtroppo, non gli è bastata a sconfiggere la meningite batterica. Anche se non frequentava ormai da giorni il professionale Alberghetti, il legame con alcuni compagni di classe non era venuto meno e si frequentavano al di fuori dell’ambiente scolastico. Fino al ricovero al Santa Maria della Scaletta, dove gli amici hanno continuato, nel limite del possibile visto che il ragazzo si trovava in Rianimazione, ad andare a trovarlo.

«Non veniva a scuola da ottobre, tuttavia non aveva ancora presentato domanda di ritiro – fa sapere il responsabile della sede di viale Dante, Francesco Franceschi -. Come tanti ragazzi della sua età, anche a Francesco non piaceva molto stare sui libri. Ma, tutto sommato, era un bravo ragazzo. Era esuberante e aveva un carattere forte. Con me ha sempre avuto un dialogo e abbiamo sempre parlato, mentre con i compagni era un amicone». Insomma, «se c’era da dare una mano, era sempre in prima fila – continua il professore -. Sempre solare e socievole, gli piaceva scherzare, era benvoluto da tutti. Era riservato con gli adulti, ma non con gli amici». Anche la dirigente scolastica, Vanna Maria Monducci, lo ricorda come «una persona positiva, gioviale e di compagnia».