Imola, sanità, poca adesione agli esami di controllo

Cala l’adesione ai controlli periodici Ausl a seno, utero e colon retto

Esami medici

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Imola, 24 febbraio 2018 - Un invito che può salvare la vita. Negli ultimi decenni le campagne di screening hanno fatto progressi notevoli facendo in modo che le donne (ma non solo) prendessero una maggiore coscienza dell’importanza della parola prevenzione. Anche in riva al Santerno, l’Ausl invita ogni anno le signore aventi diritto a un controllo per la diagnosi precoce del tumore alla mammella. La chiamata a presentarsi a un appuntamento gratuito viene fatta ogni anno per le donne tra i 45 e i 49 anni. La periodicità diventa biennale tra i 50 e i 74 anni. Quanto allo screening del collo dell’utero, invece, le donne dai 30 ai 64 anni sono invitate a eseguire un Hpv test ogni 5 anni, mentre quelle dai 25 ai 29 anni vengono chiamate per eseguire un Pap-test ogni triennio. Infine, il programma di screening per prevenire i tumori del colon retto è dedicato a uomini e donne dai 50 ai 69 anni, invitati ogni biennio.

I numeri assoluti, per cominciare: 47.362 sono gli inviti spediti nel corso del 2016 nel territorio del circondario imolese e poco meno di 27mila (26.974) i test effettuati.

Facendo un confronto con il 2015, a fronte di 50.115 lettere spedite nelle buchette degli aventi diritto, le risposte sono state 30.265. In termini percentuali, lo scorso anno l’adesione allo screening del collo dell’utero è stata pari al 63,2% (era 65,1% nel 2015), mentre è decisamente migliore la risposta delle donne allo screening mammografico. In questo caso, la percentuale varia tra il 73,5% e il 76,8% a seconda della fascia d’età. Si ferma invece a un poco edificante 56% l’adesione al programma di screening del colon retto. «Sull'adesione, Imola è superiore alla media nazionale – dichiara Margherita de Lillo, responsabile screening Ausl Imola -, mentre la copertura, nel senso dell’invio a chi ne abbia diritto, è pressoché totale». A dire la verità, la copertura è pari al 100% solo per lo screening mammografico, mentre per quello relativo al collo dell’utero è del 98,6%. Copertura di poco inferiore, ma comunque alta, per lo screening del colon retto (96,1%).

Ma come spiegare la divergenza tra il numero degli inviti spediti e le persone aderenti? Cioè: come mai molte persone rifiutano un esame offerto gratuitamente? «Si tratta pur sempre di inviti – ragiona de Lillo -. Parliamo infatti di gente che sta bene e non presenta sintomi, per cui su cento persone è raro che tutte decidano di aderire». Va detto però che c’è anche chi preferisce effettuare i controlli a pagamento, scegliendo la struttura sanitaria dove recarsi. Non sempre infatti i cittadini hanno fiducia nel sistema sanitario nazionale, nel senso che la qualità dell’offerta e degli ambienti viene in certi casi percepita come non adeguata.

Resta il fatto che, sempre sulla base dei dati 2016 forniti dall’azienda Usl, sul fronte degli screening mammografici sono 53 le donne che, a seguito di ulteriori approfondimenti, hanno ricevuto il consiglio a sottoporsi a un intervento chirurgico. Tra queste: 14 hanno scoperto una neoplasia benigna, 32 una neoplasia maligna, mentre 7 sono state operate in altre strutture.

«SE DALLA MAMMOGRAFIA emerge qualcosa che non va – spiega de Lillo –, la donna viene sottoposta a un secondo esame di chiarimento. Se anche questo conferma il quadro iniziale, vengono effettuate ulteriori indagini più invasive. Nel caso di una neoplasia, solitamente si interviene chirurgicamente». Invece, a seguito degli screening alla cervice uterina effettuati su 7.360 individui, lo scorso anno sono state identificate 24 lesioni preinvasive.