Imola, ecco i conti della Diocesi

Per la Chiesa locale un utile di 45mila euro nel 2015

Il vescovo Tommaso Ghirelli

Il vescovo Tommaso Ghirelli

Imola, 28 giugno 2016 - Che la ventata ‘francescana’ di Bergoglio avesse imposto un cambio di passo alla Chiesa è stato ribadito più volte in questi anni di pontificato. Da quel 13 marzo 2013 papa Francesco ha invocato più volte messaggi forti tra cui il tema della trasparenza dei beni. E la diocesi di Imola ha risposto all’appello diffondendo, per la prima volta, il bilancio economico disponibile online e sulle pagine del Nuovo Diario Messaggero, settimanale di riferimento.

I dati: le entrate sono state 1,6 milioni di euro, i costi 1,556 milioni. Si chiude con un utile pari a 44.900 euro. Ma come sono stati amministrati e quindi distribuiti i denari della Chiesa imolese? Capitolo entrate. Tra le componenti ordinarie della gestione troviamo i proventi del patrimonio immobiliare che valgono 219.455 euro. Un ‘tesoretto’ di fabbricati e terreni tra cui spicca Palazzo Monsignani (145mila euro). Tra i «fitti attivi», ci sono altri edifici che pesano quasi 65mila euro e i terreni di proprietà che fruttano poco meno di 10mila euro.

Ci sono inoltre i proventi finanziari (51.526 euro), ma fanno parte delle entrate anche le tasse e i tributi a favore della Curia per un totale di 42.666 euro, più altre componenti attive (42.768 euro) che arrivano, ad esempio, dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Ma la voce ‘grossa’ la fanno le cosiddette componenti straordinarie: un ‘calderone’ di 1,245 milioni dove spiccano i fondi dell’8 per mille elargiti dai contribuenti.

Parliamo di una cifra a sei zeri - 1,010 milioni – ripartita tra le attività caritative (478mila euro) e pastorali (532mila euro). Quanto pesano i costi della gestione? Come detto, 1,556 milioni. Le spese generali assorbono le maggiori energie: tra utenze, spese condominiali, assicurazioni, spese legali e d’ufficio, nel 2015 l’ente ha sborsato qualcosa come 120.465 euro.

Poi ci sono sono le imposte: 91.700 euro, di cui poco meno di 48mila sono stati spesi per l’Imu. Non da meno, la quota messa a bilancio per pagare il personale (85mila euro). Seguono le spese varie (pubblicazioni, convegni, formazione, e altri costi) per 58mila euro e gli oneri finanziari per 43mila euro.

Tuttaviaper l’economo Giuseppe Marani, si tratta di un bilancio che costituisce «una piccola parte rispetto a quello che generalmente la popolazione percepisce come chiesa imolese. Accanto all’ente diocesi e agli uffici di pastorale presenti in Curia fanno parte della chiesa locale oltre cento parrocchie e vari enti ecclesiastici con la propria autonomia giuridico- amministrativa e i propri bilanci, spesso di non facile gestione».