Droga, smantellata la piramide dello spaccio ai ragazzini

La polizia arresta il ‘capo’, un marocchino di 37 anni. Trovati oltre 4 chili di hashish e 14mila euro di Cristina Degliesposti

Un panetto di hashish (Artioli)

Un panetto di hashish (Artioli)

Imola, 19 luglio 2014 - La droga la faceva arrivare dritta dal Nord Africa. Poi, attraverso una rete di spacciatori minori, riforniva le piazze di Imola, Bologna, Riolo Terme e Faenza. Tutto era filato liscio fino a inizio mese, nonostante due arresti che nel 2013 avevano minato uno dei punti di smercio prediletti — un locale in zona viale Dante — fatto chiudere dalla polizia. Il 4 luglio, invece, la polizia ha eseguito un mandato d’arresto, emesso dal pubblico ministero Massimiliano Rossi, che ha portato dritto in carcere Adil Nassir, 37 anni, marocchino residente a Bologna. 

E’ lui, secondo gli inquirenti, uno dei principali fornitori di hashish dell’Imolese, in grado di alimentare una fitta rete di cessioni di droga, soprattutto tra la popolazione minorile o appena maggiorenne. Ora il marocchino dovrà rispondere dell’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ma, nella stessa operazione condotta dal vice questore Sergio Culiersi, sono stati denunciati per la stessa ipotesi anche sette ragazzi (tre imolesi e quattro magrebini), appena maggiorenni, che da semplici assuntori si sarebbero trasformati poi in piccoli spacciatori.

L’operazione del commissariato, sfociata nell’arresto di Nassir — oltre al sequestro complessivo di oltre 4 chili di hashish e 14mila euro in contanti — prende le mosse da un doppio arresto del 2013, nell’ambito del contrasto al fenomeno di spaccio. L’anno scorso in manette finirono A. H., 48 anni e A. K., donna di 32 anni, entrambi marocchini con la conseguente chiusura del locale intorno al quale orbitava lo spaccio. In quell’occasione furono trovati pochi etti di hashish nelle disponibilità dei due, ma grazie alle intercettazioni telefoniche le indagini proseguirono fino ad arrivare a chi li riforniva, ossia Nassir, convivente della donna già arrestata. Nassir, considerato l’anello iniziale nella catena dello spaccio, nascondeva in casa 4,4 chili di hashish, più contanti ritenuti frutto dell’attività di cessione degli stupefacenti. Nelle diverse perquisizioni effettuate dalla polizia, sono stati trovati anche numerosi cellulari e iPad, alcuni dei quali rubati in Riviera. Con quei diversi telefoni, utilizzati in maniera alternata, il gruppo avrebbe coordinato le vendite renendo così più difficile per gli investigatori intercettarli. Nassir ora è nel carcere bolognese della Dozza a disposizione dell’autorità, mentre i primi due arrestati del 2013 sono ai domiciliari.

Cristina Degliesposti