Uccisa dal cancello a 6 anni, decine di palloncini bianchi al funerale di Elena

Il parroco don Carlo Toschi: "Era una bella creatura" FOTO Sul luogo della tragedia - Il funerale

Una folla commossa al funerale della piccola Elena

Una folla commossa al funerale della piccola Elena

Imola, 30 agosto 2015 - Uno sciame di palloncini bianchi lanciati in aria dagli amichetti di Elena. Decine di palloncini che, come lei, volano in cielo. Bianchi come la piccola bara da cui i genitori non vogliono staccarsi. E’ stato papà Claudio, con altri familiari e amici, a portare il feretro fuori dalla chiesa di Pontesanto, dove ieri mattina centinaia di persone hanno salutato, per l’ultima volta, Elena Spisni, 6 anni. La bambina si è spenta lunedì scorso. Stava giocando con la sorella e alcuni coetanei vicino al cancello dell’azienda agricola Galassi a Casola Canina, quando all’improvviso la struttura le è caduta addosso.  Elena avrebbe compiuto i 7 anni il 16 settembre, tra pochi giorni. Quella sera ci sarà una messa in suffragio per ricordare la piccola, una bimba adorata da tutti. Ma un destino crudele l’ha strappata via dai genitori, dalla famiglia e dagli amici prima che potesse soffiare sulle candeline, queste e altre ancora in futuro. «Forse non comprendiamo perché il Signore ha permesso che fosse una vita così breve, ma siamo in terra in esilio e dobbiamo essere sempre pronti a concludere la nostra esistenza» ha detto nell’omelia don Carlo Toschi, che ha celebrato il rito funebre insieme con i parroci di Casola Canina, Sellustra e Zolino. «Elena era una bambina brava, buona, bella. La bontà e la bravura rendono bella una creatura – continua don Carlo -. In questi giorni, andandola a trovare non ho fatto altro che confermare queste caratteristiche». «Oggi abbiamo un modo di vivere che dipende dal piacere, dal vizio, dal divertimento, dallo sballo – osserva -. Ma questo è il modo più brutto di vivere. Liberiamoci da questa mentalità e siamo più premurosi nei confronti della vita, per noi e per i nostri cari».  Durante le esequie, don Carlo – che ha fatto sapere di stare cercando di adottare una bambina in Kenya a cui dare il nome di Elena - ha letto un messaggio scritto dal Vescovo di Imola, Tommaso Ghirelli, e rivolto ai genitori: «Da quando si è diffusa la notizia che Elena è passata dall’abbraccio dei genitori a quello del Padre ho sofferto e pregato con voi, perché la vostra bontà cresca attraverso questa ferita che si è aperta nei vostri cuori. Vi abbraccio e spero di incontrarvi presto».  Ma lì, nella piccola cappella gremita di Pontesanto, dove non tutti sono riusciti a entrare, era presente tutta la comunità che si è stretta attorno a mamma Gabriella e papà Claudio nel loro, straziante e inconsolabile, dolore. Con i genitori anche la sorella, più grande, di Elena. Una bimba di dieci anni sulla cui spalla c’è sempre stata la mano della mamma o del papà. E dietro loro tre c’era il resto di una famiglia unita, pronta a prestare la sua, di spalla, in caso di bisogno. Ma allo stesso tempo fissavano tutti, con gli occhi gonfi di lacrime, la fotografia di Elena sorridente e quella bara bianca, ornata di fiori, ancora troppo piccola per accettare una così dura realtà.