Arrestato per rapina: era innocente. Un calvario lungo 14 anni

San Severino, errore giudiziario. Imprenditore perde casa e lavoro

Giustizia (foto Imagoeconomica)

Giustizia (foto Imagoeconomica)

Macerata, 28 febbraio 2015 - Sulla base di un’accusa che, dopo quattordici anni, si è rivelata del tutto falsa, ha perso il lavoro, la casa che stava costruendo e, per tre mesi, anche la libertà. Per questo ora Vincenzo Bartilotta, 65 anni, catanese da tempo residente a San Severino, vuole un risarcimento dallo Stato per tutto quello che gli ha tolto senza motivo.

Bartilotta, imprenditore edile, venne coinvolto nelle indagini sulla rapina all’ufficio postale di Matelica, del dicembre 2001: i banditi assaltarono l’ufficio e si presero la bellezza di 550 milioni di lire. Altri colpi del genere c’erano stati all’epoca nell’alto Maceratese, messi a segno, si scoprì, anche grazie alle indicazioni date da alcuni muratori saliti in provincia per partecipare ai lavori post-sisma. Con le testimonianze, e con le immagini prese dalla telecamere di una vicina banca, si individuarono i responsabili, tra i quali però venne indicato anche Bartilotta, molto simile a un uomo ripreso dalla videocamera davanti all’ufficio postale. Si pensò dunque che fosse stato lui il basista della rapina, e Bartilotta venne messo in carcere dove rimase per tre mesi.

NEL PROCESSO di primo grado, nel 2006, i giudici del tribunale di Camerino lo condannarono, ma solo per l’accusa di favoreggiamento: un anno di reclusione. Il catanese però si proclamava innocente e il suo difensore, l’avvocato Marco Massei, ha fatto appello. E finalmente ieri i giudici del secondo grado, ad Ancona, hanno riconosciuto la sua innocenza. Uno degli autori della rapina di Matelica infatti si è pentito, ha ammesso le sue responsabilità ma ha del tutto escluso che Bartilotta avesse dato un qualsiasi contributo alla banda criminale. Da qui la sua assoluzione con la formula più ampia. Ma ora, che resta della sua vita? Dopo l’arresto per rapina, nessuno ha più dato lavoro alla sua impresa edile.

E senza lavoro, non ha potuto più finire la casa che stava costruendo, che è andata all’asta. In queste condizioni non è riuscito a trovare un’altra occupazione, a lavarsi di dosso un’accusa grave che, però, oggi si dimostra del tutto infondata. «Ora si aspetta un risarcimento – commenta l’avvocato Marco Massei – per tutto quello che, in questi 14 anni, ha subito ingiustamente».