Porto Recanati, i trafficanti di droga ora sbarcano da noi

Troppi controlli sulle coste pugliesi: dall’Albania preferiscono le Marche

Il recupero del gommone insabbiato sulla spiaggia  di Porto Recanati

Il recupero del gommone insabbiato sulla spiaggia di Porto Recanati

Porto Recanati (Macerata), 3 luglio 2017 - Tre uomini in fuga all’alba verso la foce del fiume Potenza, un pick-up e un furgone sospetti avvistati nei paraggi e un carico di otto quintali di marijuana disseminato tra le tamerici e sulla spiaggia della pineta comunale in trentatré pacchi da circa trenta chili incerottati di cellophane e scotch.

Le vie della droga sono infinite, ma lo sbarco abortito all’alba del 29 giugno sulla spiaggia di Porto Recanati, in provincia di Macerata, resta un giallo.

Non è il primo nelle Marche, almeno di quelli noti. Accadde già il 13 agosto dell’anno scorso alla foce del fiume Metauro, tre chilometri a sud di Fano, in provincia di Pesaro, e finì con l’arresto di cinque albanesi, e poi ancora nella primavera del 2015, quando la Guardia di finanza «pescò» nel tratto d’Adriatico davanti alla costa tra Civitanova e Porto Recanati pacchi galleggianti da 20 chili di marijuana per un totale di un quintale e mezzo di droga.

Oggi come allora il sospetto è che i trafficanti sulla rotta Albania-Italia abbiano virato verso nord, verso approdi forse più sicuri e meno battuti delle spiagge pugliesi, dove tra emergenza-sbarchi di migranti e vivai di contrabbandieri i controlli si sono fatti più serrati e anche le traversate notturne sono diventate un’impresa.

Ma a Porto Recanati come forse anche a Fano è successo l’imponderabile, perché con ogni probabilità sono stati l’Adriatico in burrasca e un imprevisto di altra natura a mandare a monte lo sbarco, almeno secondo la doppia indagine condotta in parallelo dai carabinieri della Compagnia di Civitanova e dalla Guardia di finanza.

Che il luogo del rendez-vous fosse nei paraggi – nel tratto di costa tra Civitanova, Porto Potenza e Porto Recanati – è praticamente certo, perché nel tracciato costiero rilevato dai radar la rotta del gommone non avrebbe subìto variazioni di sorta. Piuttosto un’avaria temporanea a un motore del gommone di dieci metri (spinto da due propulsori della potenza di 200 cavalli ciascuno) o forse un guasto al gps potrebbero avere spinto i contrabbandieri troppo vicino alla foce del fiume Potenza, a Porto Recanati, dove l’approdo con un natante del genere è già difficile di per sé (figurarsi col mare grosso), la strada è troppo lontana e trafficata, e a poche centinaia di metri, in viale Europa, c’è la stazione dei carabinieri. Insomma, peggio di così.

Eppure lo sbarco del carico doveva essere già iniziato, perché cinque pacchi di marijuana sono stati trovati allineati sotto le tamerici della pineta, davanti alla spiaggia, e allineate con cura sulla battigia erano anche le 28 taniche da 25 litri di benzina, il rifornimento per la traversata di ritorno, che di solito viaggia sui gommoni al seguito dei contrabbandieri, ma sopra al carico di droga.

Il resto della vicenda è ancora tutto da ricostruire, dal luogo di partenza del carico alla «sponda» marchigiana a cui quegli otto quintali di marijuana, cinque milioni di euro di roba, andavano consegnati.

Secondo le prime indagini dei carabinieri, la droga avrebbe potuto essere destinata al mercato dell’Europa del nord, ma anche alle piazze di spaccio delle Marche e dell’Abruzzo.