Macerata, 13 settembre 2016 - «Figli di un dio minore. Ecco come siamo stati considerati». Lo pensano un po’ tutti, tra segretari, professori e tecnici, all’Istituto professionale Ivo Pannaggi (via Barilatti), costretto a traslocare ai Geometri (via Cioci) in fretta e furia per fare spazio agli studenti del Convitto, rimasti «senza casa» dopo il terremoto del 24 agosto. I problemi, a ridosso dell’inizio delle lezioni, si moltiplicano, e non solo perché ancora non si sa che fine faranno i 48 convittori, che nella struttura di piazza Marconi avrebbero dovuto alloggiare, ma anche per i problemi organizzativi, quelli di spostamento mobilio e materiali e quelli didattici del Pannaggi, dove l’inizio delle lezioni non è stato prorogato (come invece nel caso di Mestica e Convitto). Qui la scuola dovrebbe ricominciare regolarmente dopodomani. E non pochi, ieri mattina, mentre riempivano scatoloni, avevano le lacrime agli occhi.
«Sono entrata a scuola, e mi veniva da piangere – dice Lucia Zagoreo, professoressa di inglese –. Per me è il ventesimo anno in quest’istituto. La decisione di accorpare il Pannaggi ai Geometri sarà pure razionale, ma non fatta in questo modo. Raffazzonata, a tirar via. Dal punto di vista emotivo, questo trasloco è terribile, scatena un mix di dispiacere e rabbia». Sono diversi i professori impegnati a liberare scaffali dai libri, spostare armadietti, inscatolare i computer, caricare banchi, e poi anche effetti personali in macchina.
«Il tutto, senza un minimo di organizzazione – precisano le professoresse –, noi direttive non le abbiamo avute, stiamo cercando di fare il massimo, per conto nostro. Purtroppo tanti libri vanno buttati via. E pensare che non siamo noi ad avere la scuola terremotata, eppure il disagio più grosso lo sta vivendo proprio il Pannaggi, specie per i tempi strettissimi». Ieri, sono stati portati dal Pannaggi ai geometri 50 banchi e diversi armadietti per docenti e per ragazzi. Ma bisogna ancora spostare i 110 computer. C’è addirittura chi ha mobilitato la figlia, per farsi dare una mano a inscatolare e caricare libri e oggetti.
«Un’impresa – sottolineano le professoresse – far trovare tutto pronto per giovedì. Quasi impossibile, ma ci proviamo». «Dobbiamo farcela – incalza Cristina Luzi, referente della sede –. Il nostro obiettivo è che i ragazzi giovedì arrivino a scuola e si sentano accolti, si sentano a casa, che intorno trovino gli oggetti familiari e gli insegnanti che conoscono. Non siamo contrari al trasferimento, siamo abituati a lavorare coi geometri, basti pensare che abbiamo la segreteria in comune. Il problema sono i tempi. In questi anni, e ora più che mai, stiamo lavorando per dare tutto ai ragazzi, non solo io, ma con me Annamaria Monachesi, Gabriella Picucci e Milena Soverchia».
Altra, enorme difficoltà, sarà l’allestimento dei laboratori del Pannaggi nella sede di via Cioci. «Ne abbiamo cinque – spiega il personale –, grafica, due di informatica, fotografia e il laboratorio linguistico. L’attività didattica dell’istituto professionale, senza la pratica in laboratorio, non ha senso. Però, prima di novembre o dicembre, sarà difficile che siano pronti a funzionare. Per quello linguistico, ad esempio, andrebbero buttate giù due pareti e rifatto il cartongesso. E poi, quello di chimica per adesso non può essere trasferito, e purtroppo 220mila euro di materiali resteranno a marcire, inutilizzati».