Mafia sulla costa, rivelazioni choc del pentito. "Volevamo sparare al giudice"

L'obiettivo era intimidire il magistrato per farlo trasferire

Nel mirino il presidente del Collegio (foto di repertorio)

Nel mirino il presidente del Collegio (foto di repertorio)

Macerata, 26 febbraio 2016 – Un attentato per intimidire il giudice Daniela Bellesi, e ottenere così di farla trasferire per motivi di sicurezza. C’è anche questo nelle dichiarazioni fatte dal pentito Alessandro Cavalieri, 32 anni, portorecanatese coinvolto nelle indagini sulla banda di Salvatore Perricciolo e Marco Schiavi, e attualmente sotto processo con loro.

Lo scorso maggio, lui e altri imputati sono stati di nuovo arrestati, perché accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, banda armata e spaccio di stupefacenti.

Dal carcere, la scorsa estate Cavalieri ha deciso di collaborare con la Direzione distrettuale antimafia di Ancona, e ha iniziato a rendere una serie di dichiarazioni accusatorie sulla banda di cui ha fatto parte.

Tra le varie dichiarazioni, spunta anche l’ipotesi di un attentato. Cavalieri ha detto di averne parlato con Alessandro Petrolati: i due avrebbero preso in considerazione l’ipotesi di sparare contro l’auto del giudice Daniela Bellesi, presidente del collegio che attualmente sta processando i due e tutti gli altri membri della banda Schiavi-Perricciolo. Con questo gesto, i due avevano pensato che il magistrato sarebbe stato trasferito. Forse l’idea era di guadagnare tempo, con il fatto che il giudice avrebbe dovuto essere sostituito. L’attentato comunque è rimasto nelle parole dei due, neanche troppo convinte a quanto sembra di capire da altri elementi. Anche le dichiarazioni del pentito, su questo aspetto, non hanno ottenuto grossi effetti.

Il giudice Bellesi è rimasta al suo posto, e il processo sulla banda va avanti. Vero o falso che sia stato il progetto, però, è significativo che Cavalieri parli di un’idea simile, tragicamente praticata dalla malavita organizzata del sud, e di una gravità enorme. Ora queste dichiarazioni, e anche altre, sono state rese note ai difensori degli imputati nel cosiddetto processo Gustav, sul clan Schiavi-Perricciolo. Cavalieri verrà chiamato a ripeterle in aula, dove dovrà confermare le accuse che ha mosso ai suoi presunti complici.