I familiari di Sarchiè: "Vogliamo vedere in faccia l'assassino"

Lo strazio dei parenti del pescivendolo sambenedettese ucciso, bruciato e sotterrato a San Severino di Marcello Iezzi FOTO Il ritrovamento del corpo

San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), la moglie e i figli di Pietro Sarchié (Foto Iezzi)

San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), la moglie e i figli di Pietro Sarchié (Foto Iezzi)

San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), 7 luglio 2014 - Impietrita dal dolore. Incredula. Dopo 17 giorni angoscianti, la famiglia di Pietro Sarchiè (foto) è stata devastata dalla terribile notizia della morte del loro caro, avvenuta in maniera cruenta, con una ferocia inenarrabile. La moglie Ave Palestini e la figlia Jennifer hanno trascorso la notte davanti all’ospedale di Macerata, nel cui obitorio è stata composta la salma dell’uomo. Nelle prime ore di ieri mattina le due donne sono tornate a casa, dove ad attenderle c’erano parenti e amici che si alternano nell’abitazione, per portare un abbraccio, un gesto di consolazione. 

"E’ finito tutto — ripete disperata la figlia Jennifer che in questi giorni, supportata dal fratello Yuri e dalla madre, si è dannata l’anima alla ricerca del genitore —. Perché gli hanno fatto questo? Chi l’ha ucciso deve pagare. Ora non ci resta che la speranza di vedere in faccia chi ha commesso una simile atrocità. Devono prenderle in fretta queste bestie".

Il fratello Yuri cerca di trovare la consolazione nella speranza che il padre non abbia sofferto. Naviga sul cellulare alla continua ricerca di informazioni pubblicate sui siti online. Chiede in che parte del corpo hanno sparato al padre e dove è avvenuto il delitto. "Mi rendo conto che c’è un’inchiesta aperta e che tutto è in fase di evoluzione — afferma Jennifer —, ma noi siamo la sua famiglia e abbiamo il diritto di sapere dove, come, quando, perché, è stato ucciso mio padre. Un uomo che aveva paura di tutto, che temeva perfino gli animaletti nel terreno e l’hanno messo sotto terra dove è rimasto per tutti questi giorni". 

Non si dà pace la ragazza. Nel pomeriggio, l’avvocato Mauro Gionni, con il collega Orlando Ruggeri, è andato a casa dei Sarchiè: "Non abbiamo fatto ipotesi in questo momento così difficile per la morte brutale del loro congiunto — ha affermato l’avvocato nominato dalla famiglia per seguire il caso —. Gli investigatori stanno mettendo insieme alcuni elementi, ma bisognerà aspettare ancora qualche giorno, almeno fino a mercoledì, quando è in programma l’autopsia. I familiari speravano in un rapimento, invece il caso si è rivelato di una brutalità inaudita".

Marcello Iezzi