Civitanova Marche, 5 dicembre 2014 - C’è da attendere ancora un po’, prima che l’inchiesta aperta dall’Autorità marittima e dalla magistratura sulla collisione di martedì pomeriggio tra il cargo maltese “Fides” e il peschereccio civitanovese “Nika”, col successivo affondamento di quest’ultimo (di cui pubblichiamo le foto) al largo della costa pedasina, possa pervenire alle prime conclusioni (FOTO). L’altroieri sono stati sentiti a Civitanova e ad Ancona, negli uffici dei due Comandi marittimi, tutti i diversi protagonisti della vicenda (ovvero gli equipaggi dell’enorme nave mercantile e del motopesca).
In qualità di testimoni, sono stati ascoltati anche i tre uomini a bordo dell’altro peschereccio civitanovese, “Giglio del Mare”, che ha soccorso i naufraghi. Acquisite le dichiarazioni di tutti, serviranno un po’ di giorni per “srotolare” i contenuti dei supporti tecnici (in particolare le registrazioni VDR coi dati relativi alla navigazione del cargo) e approfondire le risultanze dei rilievi fotografici sullo scafo del “Fides”. Solo a quel punto sarà possibile tentare una ricostruzione dei fatti, la più precisa possibile (o almeno quella più verosimile), così come si sono svolti. E definire di conseguenza il quadro delle responsabilità, in vista dei futuri risarcimenti economici. Intanto Fedele Amato, uno dei due armatori della “Nika”, insiste nelle sue accuse: «Abbiamo notato il cargo, quand’era a 3-4 miglia da noi. Lì per lì non ci siamo preoccupati, perché loro avevano tempo e modo per schivarci. Del resto noi, con tutta quell’attrezzatura in mare tra cavi e reti da pesca, non avevamo certamente margini di manovra. Poteva una formica schivare una Ferrari? Per non parlare del diritto di precedenza. E’ ora che quei bestioni del mare imparino a stare al mondo e la smettano d’infischiarsene del Codice della Navigazione, perpetuando prepotenze che sono già costate migliaia di vittime ovunque. Almeno ci avessero soccorso! La motovedetta li ha fermati a venti miglia dal punto d’impatto».
Lui comunque non molla: «Già pregustavo la pensione – aggiunge Amato – e invece dovrò di nuovo rimboccarmi le maniche. Ho una famiglia a cui pensare. Spero di trovare posto in qualche peschereccio come marittimo, fino a che non riuscirò a costruire un’altra barca. So bene che ci vorrà del tempo: campa cavallo, prima di poter essere indennizzato…».