La Bianchini lavorava in una società di Aimag

Il titolare è in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

Augusto Bianchini

Augusto Bianchini

Carpi, 27 febbraio 2015 – BIANCHINI costruzioni, la ditta di San Felice che secondo l’indagine Aemilia condotta dai carabinieri procacciava lavori di ricostruzione post sisma ai mafiosi, lavorava per una società di Aimag, AeB Energie. La società si occupa di manutenzione e gestione di illuminazione pubblica e semafori per conto di undici comuni della Bassa ad eccezione di due del territorio mantovano, San Giovanni del Dosso e Moglia. É di proprietà di Aimag per il 60%, mentre il restante 40% era suddiviso tra Bianchini e la Fratelli Pilati di Castelfranco Emilia. Augusto Bianchini, in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per la sua stretta collaborazione con Michele Bolognino, ritenuto capozona della cosca Grande Aracri per l’Emilia, faceva parte del consiglio d’amministrazione di AeB. Fin dalla esclusione di Bianchini dalla white list per la ricostruzione post terremoto - quando ancora non si sapeva dell’indagine Aemilia - Aimag aveva estromesso Bianchini dal consiglio di amministrazione e da ogni ruolo di governance e operativo, anche se mantiene le sue quote. «Aimag aveva bisogno di allearsi con partner aziendali per partecipare ai bandi – spiega la multiutility – Bianchini faceva parte della società con un ruolo commerciale, gli operai al lavoro sono tutti dipendenti di Aimag». Fratelli Pilati continua invece ad occuparsi di illuminazione e semafori nella AeB. Intanto il deputato del Movimento Cinque Stelle Vittorio Ferraresi ha depositato in Parlamento un’interrogazione sull’amianto trovato nei cantieri aperti da Bianchini. «La bonifica dell’area contaminata da amianto davanti al cimitero di Finale è stata fatta utilizzando risorse finalizzate alla ricostruzione, impropriamente, per 44.600 euro, un ennesimo favore alla Bianchini. Dopo che per oltre un anno l’amministrazione locale ha testardamente sostenuto che nessuna contaminazione era presente, nonostante le nostre denunce».

di Silvia Saracino