Un cavallo sotto i ferri: intervento record al cervello

L’equipe medica: «E’ la prima volta in Italia»

Un'immagine dell'intervento

Un'immagine dell'intervento

Modena, 20 aprile 2015 - Un trraguardo straordinario reso possibile dall’amore sconfinato per gli animali e la volontà di scrivere una nuova pagina nella medicina veterinaria. La protagonista di questa storia è Alberta Malpighi, giovane veterinaria che non si è voluta arrendere alla fine certa di Mistral, cavallo di 15 anni colpito da una massa intracranica.  Un anno fa la tac definitiva che conferma il sospetto: due masse al cervello nella parte del prosencefalo condannano l’animale a l’ultimo miglio di vita. La dottoressa Malpighi però non si arrende, si documenta e tenta l’impossibile: coinvolgere il reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale di Baggiovara guidata dal primario Giacomo Pavesi. L’idea folle? La prima operazione a cranio aperto di un cavallo per rimuovere parte della massa. Un intervento unico al mondo, che ha visto coinvolta un’equipe di sette medici tra neurochirurghi e veterinari.

Dottoressa, quando ha incontrato per la prima volta Mistral?

«Era giugno di un anno fa. Il cavallo iniziava ad avere le prime convulsioni e la proprietaria Stefania De Vito mi ha chiamata per una visita. Il primo sospetto fu quello di una massa intracranica che successivamente venne comprovata da una tac a Perugia. Scoprimmo ben due masse al cervello responsabili di alcuni danni neurologici, che per Mistral hanno significato perdere la vista per l’effetto compressivo, fino ad arrivare alle convulsioni causate dall’irritazione della corteccia celebrale».

Lei non si è arresa.

«In questi casi l’animale viene dato per spacciato. Non ho accettato questa fine e ho iniziato a documentarmi scoprendo che al mondo sugli animali di grossa taglia erano descritti soltanto 5 casi in cui si era proceduto con il foro del cranio e l’aspirazione di parte della massa. Non era mai stato fatto però un tentativo di asportazione vera e propria».

E per lei la sfida è stata spostare avanti il traguardo della scienza.

«Determinante è stato trovare una proprietaria come Stefania, disposta a prendersi cura del suo cavallo con amore, anche se non sarà mai più un animale da sella e da sport. Da parte mia ci ho messo impegno e dedizione per coinvolgere professionisti capaci di raggiungere questa conquista, e fortunatamente il primario Pavesi ha messo a disposizione tutto il sostegno tecnico-scientifico del suo team. Per me è stata un’emozione indescrivibile perché finalmente si poteva realizzare qualcosa di mai tentato prima. Abbiamo così unito il gruppo di medici modenesi e perugini per alcuni approfondimenti e il 30 marzo scorso ci siamo ritrovati a Perugia per l’intervento su Mistral». 

Da chi era formata l’equipe e come si è svolta l’operazione?

«La parte modenese dell’equipe è formata da me come veterinaria, da Giacomo Pavesi, Andrea Prontera e Stefano Baroni. Del gruppo perugino fanno parte Rodolfo Galletti, Marco Pepe e Sara Nannarone. Durante l’intervento vero e proprio abbiamo eseguito una craniotomia per l’accesso  chirurgico.  Dopo 5 ore di anestesia ci siamo fermati perché addormentare un animale per così tanto tempo poteva avere esiti imprevisti». 

Per Mistral è iniziata una seconda vita?

«L’operazione è perfettamente riuscita e non ci sono state complicazioni. Mistral si è risvegliato subito e a distanza di un paio di settimane ha recuperato. Il miglioramento è già evidente: grazie all’alleggerimento della pressione intracranica il cavallo cammina già in maniera più sicura».

Il vostro lavoro però non finisce qui.

No, faremo presto un secondo intervento. Il passo successivo sarà quello di pubblicare su una rivista scientifica il nostro lavoro».