Francesco Simone: «Cpl non ha mai pagato tangenti»

Intervista all’ex consulente rimesso in completa libertà: «La Tunita? Tutto documentato»

Francesco Simone al comando dei carabinieri di Modena

Francesco Simone al comando dei carabinieri di Modena

 

Il gip Andrea Romito ha rimesso in completa libertà Francesco Simone e ha fatto cadere l’accusa di corruzione internazionale nell’ambito dell’inchiesta Cpl. Simone (difeso dall’avvocato Michele Andreano) parla dell’inchiesta che ha travolto la coop.

Simone, il gip ha deciso di rimetterla in libertà...

«Una decisione che mi rende felice e che arriva dopo un periodo di sofferenza personale, soprattutto per quel che riguarda i 35 giorni passati nel carcere di Poggioreale, una struttura non degna di un Paese come l’Italia. Non nutro rancore verso gli inquirenti. Hanno fatto il loro lavoro. Fin dal mio primo interrogatorio, ho ammesso di aver introdotto in Italia 77mila euro suddivisi in due trance; una cortesia che mi aveva chiesto il presidente di Cpl, Roberto Casari. Per necessità sue. Ma è stato tutto autorizzato dalle autorità tunisine, dalle leggi della Tunisia. Per questo non ho mai creduto di commettere un illecito penale, magari fiscale, e sotto questo punto di vista mi prendo ogni responsabilità eventuale. Ho fornito gli estratti conto degli ultimi cinque anni della Tunita e le dichiarazioni della banca tunisina».

Lei è stato accusato di essere uno degli ideatori del meccanismo che dalla società tunisina Tunita avrebbe permesso di portare in Italia soldi utilizzati per scopi illeciti. Cosa si sente di dire?

«La Tunita non ha solo clienti italiani. Si occupa di consulenze tecnico/logistiche, per esempio. Non è certo una scatola vuota. Cpl era un cliente privilegiato e aveva una consulenza con questa società. Ma la Tunita non non si è mai occupata, per statuto, di appalti pubblici. Io stesso, ed emerge dagli atti, non ho mai parlato una sola volta di Ischia o di Procida. Non era il mio ruolo. I fondi neri, di cui tanto si è detto, alla fine sono i 77mila euro che ho introdotto in Italia».

L’altro filone messo sotto la lente dai magistrati riguarda i rapporti tra Cpl e il mondo della politica. Il caso D’Alema, in primis...

«In Europa quello del lobbista è un lavoro regolamentato ed ambito. In Italia, per carenze legislative,  il limite tra lecito e non spesso non è tracciato e ciò dà adito ad equivoci. Dall’antica Grecia esiste il rapporto tra politica e affari, quelli leciti intendo. Se è alla luce del sole si tratta di una cosa normale. Mi chiedo, le grandi aziende non hanno sempre avuto rapporti con la politica? Cpl li ha sempre avuti, come tante altre realtà. Ma per captatio benevolentiae e non per sfociare in altro. Il vino di D’Alema? All’epoca non era più parlamentare ma presidente di una Fondazione che fa seminari importanti. Cpl ha rapporti con la politica, la legge consente i contributi elettorali. Ogni passaggio avveniva su delibera del cda».

E il presunto aiuto che lei avrebbe dato al sindaco Pd di Ischia, Giosi Ferrandino, per le europee?

«Ferrandino? L’ho conosciuto, certo. Casari mi ha chiesto di dargli una mano con la sua campagna elettorale. Mi sono messo a disposizione, in cambio di nulla. D’altra parte potevo davvero fare poco sotto questo punto di vista, considerando, anche, che ho origini politiche ben diverse».

Dopo lo scandalo, che idea ha di Cpl e del mondo cooperativo in generale? 

«Cpl è un gioiellino. Una delle cooperative più antiche, d’altronde. Ho capito che il mondo delle cooperative è la risposta all’annosa questione della terza via. Ma oggi evidentemente le cooperative sono diventate delle holding da 100-150 realtà satellite... Su questo bisognerebbe interrogarsi»

Il sistema Cpl si basava o no sul pagamento di tangenti?

«Di tangenti pagate o previste non ne ho mai viste. Cpl non ne avrebbe avuto bisogno. Più in generale, senza entrare nel caso specifico di Cpl, in Italia ci sono leggi, come la Bassanini, che hanno dato poteri enormi ai burocrati Succede che se rischi di dover aspettare mesi per un’autorizzazione edilizia, finisce che paghi. Non è il caso di Cpl, non ci sono tracce di tangenti in due anni di indagini. Io ho solo detto che se si fossero riscontrate consulenze ingiustificate allora sarebbe stato giusto approfondire da parte degli inquirenti. Accanto a ciò c’è poi anche un accattonaggio miserabile della politica della seconda Repubblica, che chiede sponsorizzazioni per feste patronali, posti di lavoro, eventi sportivi. Quando Cpl aveva il Modena calcio era impressionante l’elenco di persone che chiedevano provini ritenendo di avere il Maradona di turno in casa».

Lei è emerso come la figura che, nel corso degli interrogatori, ha smosso la situazione raccontando aspetti che altri non hanno affrontato...

«C’è chi mi ha definito un pentito. Ma un pentito è qualcuno che ha commesso delle azioni per cui pentirsi. Mi prendo le responsabilità per aver portato in Italia quei 77mila euro. Questo sì; per il resto... di Ischia e di Procida non mi sono mai occupato».