Processo cardiologia, "Nessuna prova contro la prof Modena"

Le motivazioni dell’Appello: "Sperimentazioni, non ci sono prove"

Maria Grazia Modena (foto Fiocchi)

Maria Grazia Modena (foto Fiocchi)

Modena, 2 marzo 2017 - Assenza totale di prove di un accordo criminoso tra la professoressa Maria Grazia Modena e l’emodinamista Giuseppe Sangiorgi. Possibile inattendibilità delle dichiarazioni di Rosario Rossi, il principale accusatore della cardiologa. Un numero elevato di sperimentazioni analizzate, ma soltanto una minima parte di queste risultate non avallate dal direttore o dal comitato etico del Policlinico. Così la corte d’Appello di Bologna, con la terza sezione penale presieduta dal giudice Donatella Di Fiore, ha smontato in modo più che netto la condanna a quattro anni, in abbreviato, nei confronti dell’ex primario della Cardiologia del Policlinico, arrestata insieme ad altri otto medici a fine 2012 nell’ambito della maxi inchiesta ‘camici sporchi’, del pm Marco Niccolini.

Rideterminando la pena nei confronti di Maria Grazia Modena, che da quattro anni scende a otto mesi per il solo reato di falso (pena sospesa), la sentenza della Corte d’Appello pone seri dubbi sull’intera inchiesta della procura modenese. A dirlo sono proprio le motivazioni della sentenza di secondo grado, depositate in questi giorni. I giudici bolognesi nell’elaborato spiegano: «Non si può fare a meno di notare come dalla lettura della sentenza appellata si ricavi l’impressione che tutto o gran parte delle attività sperimentali svolte nella struttura di emodinamica non fossero in regola con le autorizzazioni amministrative mentre dagli atti appare emergere il contrario... Risultano completamente ignorate le indagini difensive svolte dalla difesa, da cui si evince che l’arrivo del Sangiorgi segnò un’autentica svolta per il reparto di emodinamica». Le motivazioni entrano ancora più in profondità quando spiegano che in realtà tra Modena e Sangiorgi (ritenuti dalla procura vertici di un’associazione a delinquere che lucrava grazie a presunte sperimentazioni non consentite sui pazienti) intercorrevano solo contatti di natura professionale, come si evince dalle intercettazioni telefoniche: «Nelle telefonate con la Modena, Sangiorgi mantiene un livello in tutto rispettoso e non affronta mai argomenti relativi a specifiche sperimentazioni o studi osservazionali».

A essere messo in forte dubbio è anche il fatto che la Modena fosse a conoscenza delle attività sperimentali non in regola con le autorizzazioni: «Un punto condiviso dalle parti – ricordano i giudici – è la mancata percezione da parte della Modena di dazioni pecuniarie provenienti da imprese biomedicali». Come detto, infine, le motivazioni, che a questo punto potrebbero avere ripercussioni anche sul maxi processo Cardiologia di primo grado che con rito ordinario è ancora ‘nel vivo’ in tribunale a Modena, mettono in serio dubbio le dichiarazioni del cardiologo Rosario Rossi, uno dei principali accusatori. Nell’atto si sottolinea come il medico abbia evidenziato una grande sofferenza personale in una lettera inviata alla Modena, a seguito della mancata conferma al ruolo di primario di emodinamica che gli era stato precedentemente affidato: «Non sembra possibile non tenere conto – di ciò, ndr – anche ai fini dell’attendibilità delle dichiarazioni rese a sfavore dell’imputata», sentenziano i giudici bolognesi.