Modena, profughi nell’asilo abbandonato. "Soluzione urgente e provvisoria"

Prefettura: "Arrivi non rinviabili". Oggi summit sull’accoglienza

Modena, profughi nell’asilo abbandonato. "Soluzione urgente e provvisoria"

Modena, profughi nell’asilo abbandonato. "Soluzione urgente e provvisoria"

Modena, 1 giugno 2017 - Una sistemazione ‘urgente’ e ‘provvisoria’. Con questi due termini la prefettura definisce, o meglio motiva, la scelta caduta sull’ex asilo di via Milano 115, alle Morane, come struttura dove far alloggiare i 54 richiedenti asilo (provenienti da Nigeria, Costa d’Avorio e Mali) che dall’ormai stracolmo hub di Bologna sono stati indirizzati verso la nostra provincia con una certa fretta.

La vicenda non è certo emersa grazie a comunicazioni ufficiali provenienti da viale Martiri della Libertà, dato che, prima domenica mattina e poi lunedì, i residenti hanno visto arrivare pullman scortati da auto della polizia senza avere la più pallida idea di che cosa stesse succedendo. Per intenderci: via Milano non è certo via Emilia centro e nemmeno viale Ciro Menotti. Non è quella comunicativa l’unica perplessità in merito a un’operazione a suo modo anomala, differente, da quando anche il nostro territorio è stato chiamato a fare la sua parte nell’emergenza migranti: l’ex asilo in questione è chiuso da anni e i residenti della zona, ma non solo, sollevano tanti dubbi sull’idoneità di una struttura del genere per accogliere così tante persone.

Voci di corridoio parlano di una certa sorpresa anche a livello amministrativo, ovvero raccontano che un po’ (tanto) di stupore sia scattato anche in Comune (pare non avvertito propriamente in diretta dalla prefettura), dato che la politica attuata finora mirava a evitare raggruppamenti numericamente importanti di migranti in una stessa zona della città per non parlare di uno stesso stabile. Non solo, l’ex asilo di via Milano (di proprietà della diocesi) sarebbe stato preso in considerazione come ipotetica struttura d’accoglienza, ma immediatamente bocciato, già in passato.

E allora cosa è cambiato proprio rispetto al passato? La sensazione è che l’accoglienza migranti nel territorio stia vivendo una ‘fase 2’, fatta di tempistiche più strette e numeri ampi. Tant’è vero che la stessa prefettura sabato sera ha contattato in primis la cooperativa Caleidos (quella che gestisce il numero più ampio di migranti in città e che si è aggiudicata l’ultimo bando prefettizio), ricevendo un ‘no’ motivato soprattutto dalle condizioni dell’ex asilo di via Milano. Così la scelta è ‘caduta’ gioco forza sulla Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia, che ha risposto positivamente alla richiesta ad occuparsi dei 54.

C’è un piccolo paradosso, però: la Papa Giovanni è stata esclusa di recente dal bando della prefettura indetto per trovare soggetti idonei ad occuparsi dei migranti. L’offerta tecnica doveva arrivare ad un voto minimo di 30, per essere promossi, fino ad un massimo di 60. La Papa Giovanni ha ricevuto 11,9 e così non è stata ammessa. Ecco perché è lecito parlare di una ‘fase 2’ visto che ora le sono stati affidati i 54 richiedenti asilo di via Milano. Il prefetto Maria Patrizia Paba ha indetto per oggi un incontro con gli amministratori locali dove le prospettive dell’accoglienza saranno al centro del confronto.

Mentre si fanno sempre più insistenti le indiscrezioni su un ‘caso via Milano’ anche a Carpi, il prefetto annuncia che durante il summit «si esamineranno le concrete proposte che verranno portate al tavolo, nell’intento di preservare il modello di accoglienza diffusa e sostenibile, che si fonda su un’equa distribuzione su tutto il territorio delle presenze. È necessario ampliare in modo equilibrato e programmato la disponibilità di soluzioni abitative per evitare misure d’emergenza». Tornando all’ex asilo sempre da viale Martiri fanno sapere come la sistemazione sia avvenuta «a seguito dell’accertata, assoluta indisponibilità di rinviare gli arrivi e di reperire soluzioni immediate nella provincia, ad eccezione di due Comuni, per una quota tuttavia non sufficiente a coprire l’intero fabbisogno alloggiativo. Si dà atto alla diocesi dello spirito di collaborazione manifestato nel mettere a disposizione la struttura, nella quale – termina la prefettura – sono stati effettuati lavori di adeguamento e sistemazione per l’esigenza».