Profughi, soluzione ‘a sorpresa’: in 54 nell’asilo abbandonato

Via Milano, sono arrivati domenica su pullman scortati dalla polizia

La riapertura dell’ex asilo che si trova in via Milano

La riapertura dell’ex asilo che si trova in via Milano

Modena, 31 maggio - Una soluzione strana nel senso di anomala rispetto ai precedenti avvenuti in città, nuova per i numeri ma anche per il sito scelto, che di dubbi ne fa venire a bizzeffe. ‘Emergenziale’, dice qualcuno, ‘inevitabile’ ribattono altri. Domenica mattina in via Milano alle Morane un’ex scuola per l’infanzia di proprietà della curia, chiusa da tanti anni (più di dieci), è stata riaperta in fretta e furia per ospitare 54 richiedenti asilo, arrivati su pullman scortati dalla polizia. Nigeriani, ivoriani, del Mali. Giovani tra i 25 ed i 30 anni, prevalentemente. È la cosiddetta ‘emergenza profughi’, la cui pressione, lo si sa da settimane, aveva già spinto di recente la prefettura a cercare ovunque, in città, delle soluzioni tampone (come l’hangar dei vigili del fuoco di via Formigina bocciato senza appello direttamente dal comandante Gennaro Tornatore). Il perché, in parole povere: il ‘no’ arrivato dalla zona del cratere, il ‘ni’ dell’Unione dei comuni ‘Terre di castelli’, la scarsità di spazi alternativi in provincia, ha accentrato numeri, su Modena, davvero importanti e superiori al dovuto. Questo per via del fatto che l’Hub di Bologna (ribattezzata da alcuni la Lampedusa felsinea) è in emergenza totale, non ne può più prendere. ‘Sta esplodendo’, si mormora. E le cooperative attive sul territorio (Caleidos su tutte) non hanno a loro volta più mezzi per accogliere altri stranieri in fuga dalle loro terre. Così, da quello che siamo riusciti a ricostruire, sabato da viale Martiri della Libertà, sede della prefettura, è arrivata una telefonata alla comunità Papa Giovanni XXIII. Più o meno questo il tenore: «Serve uno spazio per ospitare 54 richiedenti asilo in arrivo da Bologna e serve presto». In meno di 24 ore la richiesta è stata esaudita con un cerchio rosso su via Milano 115. Parliamo di un ex asilo che chi vive in zona descrive come fatiscente, pericolante, privo di servizi; dimenticato, dato per ‘perso’, da tutto il quartiere. Tant’è. Domenica mattina i residenti in zona hanno visto arrivare i pullman: nessun annuncio, zero spiegazioni. Solo voci su voci e i richiedenti asilo che hanno cominciato a frequentare il parchetto poco distante. Col caldo di questi giorni e considerando che lo stabile è chiuso da così tanto, stare all’interno non dev’essere semplice. Una soluzione strana, dicevamo: il numero va contro la politica che l’amministrazione comunale sta tentando di portare avanti nell’accoglienza profughi. Ovvero inclusiva e tale da evitare grandi assembramenti di persone. Anomala perché avviene in una struttura che, non ce ne vogliano gli operatori della Papa Giovanni, si porta dietro tantissimi interrogativi. Ieri proprio loro erano al lavoro per sistemare al ‘meglio’. «Su richiesta della prefettura – conferma Enrico Malferrari, un responsabile – domenica abbiamo ospitato i primi 30, ieri – lunedì per chi legge, ndr – gli altri 24. Stiamo intervenendo sugli impianti elettrici e su tutto ciò che è necessario. Abbiamo attivato delle convenzioni, anche con il refettorio dello chef Bottura, per avere alimenti. Un intervento d’emergenza? Sì, non è sbagliato definirlo così. Questo è da considerarsi un intervento temporaneo, come – continua Malferrari – un’appendice dell’Hub di Bologna che non riesce più a ricevere. Noi siamo per l’accoglienza diffusa e abbiamo lavorato in questi giorni dalle otto del mattino fino a tarda sera. Non è semplice ma ce la stiamo mettendo tutta». Intorno, intanto, i cittadini si chiedono come sia possibile tutto ciò: in quella struttura e senza alcun avvertimento. Si pensa alle condizioni dello stabile (pessime si dice e si vede) e a come la zona cambierà. Ma forse con via Milano si è aperta una nuova fase nella gestione dei richiedenti asilo, emergenziale appunto, slegata dai bandi prefettizi e molto più silenziosa.