Vigili del fuoco, il Ministero toglie le cuoche alle sedi periferiche

La direttiva per tagliare le spese: in provincia solo nella sede di Modena resta il servizio mensa. Lo sconforto dei pompieri: "Cosa altro ci toglieranno?"

Vigili del fuoco (Foto d'archivio)

Vigili del fuoco (Foto d'archivio)

Modena, 2 gennaio 2018 - «I pompieri si anticipano le spese per mangiare. Cominciamo l’anno con un passo indietro di quindici anni». Aleggiano malumore e sconforto nei distaccamenti dei vigili del fuoco del nostro territorio e non solo: da ieri, infatti, sono state letteralmente abolite le cuoche, ritenute dal Ministero figure troppo onerose per le casse dello Stato. Ergo, i vigili del fuoco, una volta ricevuti i buoni pasto, dovranno farsi la spesa – ovviamente fuori dall’orario di servizio – e mettersi ai fornelli durante i turni.

«Siamo messi sempre peggio – afferma Fabrizio Benvenuti responsabile del Co.Na.Po Modena – abbiamo i mezzi messi malissimo: per la prima e seconda partenza ci ‘imbarchiamo’ su camion che utilizzavo nel 1994 perchè gli altri sono rotti e fuori uso. Ed ora il Ministero, dal primo gennaio, ha deciso di togliere le cuoche, che non si sa che fine faranno, per poi elargire buoni pasto. Ma pure la distribuzione dei ticket è problematica: infatti vengono consegnati a consuntivo; quindi il mese successivo a quello lavorato e in base alle ore di servizio. Questo vuol dire che i buoni si basano sui turni svolti e si andrà a debito. E a debito iniziamo – sottolinea Benvenuti – dal momento che per il mese di gennaio non sono previsti. Quindi, oltre a pagare di tasca nostra il cibo durante l’orario di lavoro, dobbiamo procurarcelo prima di montare in servizio. E quanto avremo i buoni, sarà necessario spenderli nei posti convenzionati. La situazione è paradossale: avevamo cucine con le cuoche che ci preparavano da mangiare; erano figure fondamentali per noi. Anche perché d’ora in poi dovremo anche trovare il tempo per prepararci da mangiare. E’ inutile dirlo: il personale è scontento e amareggiato».

La ‘rivoluzione al ribasso’ riguarda i soli distaccamenti e non la sede centrale, ovvero della città. «Qui resta la cucina con la cuoca – sottolinea il rappresentante sindacale – anche perchè a volte, quando ci sono i corsi, siamo anche in settanta e sarebbe impensabile metterci tutti insieme a cucinare».

E c’è un altro aspetto che lascia basiti nella vicenda: non si sa ancora che fine faranno gli chef. «Tanti cuochi in questi giorni erano in lacrime perché non sapevano che fine avrebbero fatto. Almeno, al 31 dicembre nessuno aveva comunicato ancora nulla. Fino al 2017 erano sotto la Camst; dal primo gennaio, invece, ha vinto l’appalto la Fabbro Srl. Speriamo solo che siano ricollocate tutte ma nessuno, appunto, gli ha ancora comunicato nulla». L’assenza di queste figure, insomma, rappresenta per i vigili del fuoco dei vari distaccamenti; da Sassuolo a Carpi alla bassa, per arrivare all’Appennino una vera e propria preoccupazione: «Quando non c’erano le cuoche almeno potevamo procurarci il cibo anche in servizio; ora dovremo preoccuparcene il giorno prima, per non trovarci senza pranzo o cena. La situazione è paradossale; alla fine siamo sempre noi a pagare. Ci chiediamo cosa ci toglieranno la prossima volta».