Omicidio di Ismaele, rischio caos al processo d'appello. "Spostiamolo"

Il 24 gennaio ad Ancona la prima udienza: da Vado gli amici della vittima stanno organizzando una trasferta per chiedere giustizia. E gli avvocati di Igli Meta pnesano di chieder eil trasferimento del processo

Ismaele Lulli

Ismaele Lulli

Pesaro, 7 gennaio 2018 - Mancano ancora due settimane all’appello per l’omicidio di Ismaele Lulli, ma il clima è già molto caldo. C’è chi ventila infatti l’ipotesi del trasferimento del processo da Ancona a un altro Tribunale (forse Perugia o L’Aquila) per incompatibilità ambientale. Una richiesta che potrebbe arrivare sul tavolo dei giudici dorici anche prima del prossimo 24 gennaio, giorno in cui si aprirà il giudizio di secondo grado contro Igli Meta e Marjo Mema, i due ventenni albanesi accusati della morte di Ismaele, il 17enne di Sant’Angelo in Vado, sgozzato e poi gettato nella boscaglia della vicina collinetta di San Martino in Selva Nera il 19 luglio 2015. Omicidio per il quale gli imputati sono stati condannati dalla Corte d’Assise di primo grado di Pesaro rispettivamente all’ergastolo e a 24 anni e 8 mesi di reclusione.

A minacciare la domanda di «trasloco» ad altra sede giudiziaria è l’avvocato Salvatore Asole, difensore, insieme con Carlo Taormina, di Meta. Asole non ha accolto di buon grado la notizia che a Sant’Angelo in Vado c’è chi sta organizzando una trasferta al Tribunale d’Ancona in occasione del processo d’appello per Ismaele. Un’iniziativa lanciata appena un paio di giorni fa tramite i social e promossa anche con manifesti affissi in paese.

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"Vediamo di esserci, senza tante storie, per un appuntamento dove la presenza di noi vadesi conta più di 1000 parole» è il messaggio-invito sul manifesto. «Vogliamo dimostrare la nostra vicinanza alla mamma di Ismaele, Debora, ma facciamo tutto questo perché non si dimentichi – ha spiegato uno dei promotori, Giovanni Spezi – mi sono reso conto che se non si tiene vivo il ricordo, si finisce per dimenticare anche tragedie come questa. Per questo, insieme ai tifosi e agli ultras della Vadese, la squadra di calcio della nostra città, continuiamo a raccogliere fondi, oltre che a portare sempre allo stadio lo striscione «Giustizia per Ismaele». Alle udienze del processo di primo grado non eravamo in molti, ma proveremo a far sentire di più la nostra presenza all’appello».

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Sempre che qualcuno non riesca a spegnere i motori a pullman e macchinate in partenza da Sant’Angelo in Vado. «Questa idea della trasferta ci preoccupa – commenta Asole – il rischio è quello di una spettacolarizzazione che potrebbe inficiare la serenità dello svolgimento del processo. Ho visto che ci sono di mezzo anche tifosi e ultras. Non possiamo permettere che si possa dar vita a cori e tifo da stadio. E questo per rispetto in primis alla famiglia della vittima e poi anche a tutti gli operatori del diritto, avvocati, consulenti, giudici della Corte, chiamati a lavorare sul caso. Certo, capisco che per la mamma di Ismaele è importante sentire il sostegno delle persone, ma dipende da come lo si dimostra».

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