Urbino, opera del Barocci ritrovata dopo 30 anni. "Andava all’asta per 700 euro"

La tela, rubata dal duomo, era a Genova. A scoprirlo Giancarlo Ciaroni, antiquario

L'antiquario pesarese Giancarlo Ciaroni

L'antiquario pesarese Giancarlo Ciaroni

Urbino, 19 maggio 2017 - Ieri mattina intorno alle 9,30 è stato posto sotto sequestro il frammento – 40 centimetri per 40 – della tela di Federico Barocci ritagliato e rubato oltre 30 anni fa da un dipinto, una grande pala d’altare, ospitata nel duomo. La segnalazione dell’opera e quindi il suo ritrovamento è arrivata grazie ad un noto antiquario, Giancarlo Ciaroni, pesarese con una importante esposizione all’angolo di via Montenapoleone a Milano, oltre che a Pesaro. Il sequestro della tela, che raffigura un giovinetto, è stato eseguito dai carabinieri di Genova che si sono recati nella casa d’aste Wannenes. Ma a firmare tutti gli incartamenti è stato il maggiore Grasso che dirige il nucleo di tutela del patrimonio artistico di Ancona e che oggi è a Genova per la cerimonia di riconsegna del dipinto.

L’atto di sequestro è stato stilato l’altra notte dai carabinieri dorici e ieri mattina è diventato esecutivo dopo la firma del giudice. Una notizia molto importante per il mondo dell’arte tanto che il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini ha detto: «Questa è la dimostrazione che gli antiquari non sono come vengono dipinti. Anzi...». Accanto al ministro, il direttore del polo museale di Firenze che ha preso in mano il telefono per rallegrarsi e complimentarsi con Giancarlo Ciaroni. Gastone Bertozzini, industriale e titolare di una importante collezione d’arte, ha sollecitato il sindaco Maurizio Gambini per un riconoscimento pubblico all’antiquario.

Ieri Ciaroni raccontava: «Sono prigioniero della mia memoria. Ricordo tutto». Perché è stato il suo colpo d’occhio a scoprire all’interna dell’asta (un fallimento), un pezzo della storia artistica della città: il ritratto di un fanciullo «forse il figlio del committente», rubato oltre 30 anni fa dalla grande pala di Federico Barocci, il San Sebastiano, conservato nella navata di destra del duomo. Una mutilazione che è ancora lì, visibile a tutti. Ma ancora per poco. «Ero nel mio ufficio a Milano e stavo guardando i lotti che andavano all’asta alla Wennenes di Genova e l’ho subito riconosciuto – continua Ciaroni –. Ho immediatamente avvisato i carabinieri di Ancona. Sono stati molto bravi, veloci e tempestivi, perché mi hanno subito inviato la foto del ritratto del giovaninetto e a quel punto non c’erano più dubbi. Per scrupolo – continua Ciaroni – ho anche chiamato il mio amico Massimo Pulini che ha scritto un libro proprio sui furti avvenuti ad Urbino».

Poi aggiunge: «Chi lo ha messo in vendita non era gran intenditore e non aveva idea del valore di quel ritratto tanto che batteva tra i 500-700 euro. Stiamo parlando di un quadro che sul mercato ha un valore che potrebbe superare più che tranquillamente i 300mila euro. Che sarebbero poi stati quelli che avrei offerto io, per esempio, perché la mano era quella del Barocci. Invece andava all’asta come ritratto di fanciullo di scuola veneta. E’ c’è una ragione. La tela di San Sebastiano è molto particolare e ricorda come tipo di dipinto proprio la scuola veneta, forse un’opera giovanile. Non so come ne siano venuti in possesso i proprietari, ma è certo che non sapessero cosa avevano tra le mani». Poi Ciaroni che si era interessato a quel furto, aggiunge: «Una storia molto particolare quella di questo furto perché il taglio della tela è stato preciso, come se fosse stato fatto da uno specialista – continua Ciaroni – . Potevano rubare tutta la tela, ma era invendibile e così hanno scelto di tagliare solo il ritratto del fanciullo, più facilmente commerciabile». Tra le curiosità di questo dipinto anche il fatto che rientrava tra i lotti di una televendita fallita, battuto più volte all’asta non è mai stato aggiudicato.