Pesaro, la polizia chiede telecamere e nuove luci alla stazione dei bus: "Zona pericolosa"

Il bar dello spaccio è out per due mesi. La ragazza arrestata andava al ‘parchetto’

La conferenza stampa della polizia (Fotoprint)

La conferenza stampa della polizia (Fotoprint)

Pesaro, 20 settembre 2017 - Chiuso per due mesi su ordine dele questore il bar «E Cafè» sulla statale adriatica. Si temeva che potesse tornare a radunare persone legate allo spaccio di droga. Qui, tre notti fa, la volante di polizia è intervenuta arrestando la barista di 19 anni e un suo amico albanese di 22 per detenzione a fini di spaccio di 17 grammi di cocaina. Alla vista della polizia, la ragazza aveva gettato lo stupefacente nel bidone dei fondi del caffè, ma gli agenti hanno visto tutto e recuperato gli involucri. Un intervento che è stato sollecitato con una telefonata all’una di notte da una dirimpettaia del bar che si era evidentemente stancata di assistere allo spaccio. Per non correre rischi di incomprensioni, la signora ha descritto minuziosamente al 113 anche l’abbigliamento indossato dal giovane albanese e il colore dello zaino che aveva a tracolla. Gli agenti sono andati a colpo sicuro, trovando riscontro a tutto quanto aveva detto la vicina di casa.

Le indagini successive si sono concentrate in particolare sulla ragazza (che aveva a casa anche 4 grammi di oppio), che si definisce una punkabbestia, cioè capelli rasta e abbigliamento inconfondibile, la quale è stata vista ripetutamente negli ultimi mesi nel parco davanti al capolinea degli autobus, dove c’è il monumento alla Resistenza. E’ lì che si sta concentrando l’attenzione delle forze dell’ordine ma proprio ieri, in conferenza stampa, gli inquirenti hanno sollecitato un maggior investimento in sicurezza: «Serve una illuminazione pubblica maggiore, l’installazione di telecamere mirate, e la pulizia costante del parco. In questa maniera può diventare molto difficile per i frequentatori, molti dei quali con qualcosa da nascondere, muoversi liberamente. Un po’ – hanno proseguito – è accaduto col parco Miralfiore. Qui fino a qualche mese fa spacciava un uomo del Gambia che in seguito ad una serie di appostamenti siamo riusciti a bloccare, arrestarlo, proporlo per l’espulsione, rifiutando una sua nuova domanda di permesso, caricandolo su un aereo per il suo Paese. Dopo di lui sono arrivati dei senegalesi, ma li abbiamo presi. Allora sono subentrati dei nigeriani ma anche per loro non c’è stato molto spazio. Dal parco Miralfiore c’è stato allora un trasferimento al parco davanti al bus che presenta ancora troppe zone nascoste. In pratica dietro al monumento, non si vede nulla nemmeno di giorno, a maggior ragione di notte. Se dobbiamo garantire controlli e sicurezza occorre pensare di potenziare le telecamere e la illuminazione. Abbiamo ora la possibilità di avere rinforzi anche da Perugia, quindi è molto più facile rispetto al passato organizzare pattuglie per questo tipo di intervento».

Ora si cerca di stabilire dove i due giovani arrestati (i quali hanno patteggiato e sono tornati liberi) comprassero la cocaina per poi spacciarla. I soldi sequestrati, 150 euro circa oltre ad un bilancino di precisione, non lascia pensare a grandi affari. Il controllo dei telefonini potrebbe fornire ulteriori spunti investigativi per trovare i fornitori all’ingrosso della droga.

ro.da.