Vuelle Altroché retrocessione, tifosi ai vertici

La Lega Basket ha diramato i dati ufficiali: Pesaro terza con 5.598 spettatori (+16,4% rispetto al 22/23) dietro a Milano e Bologna

Se sul campo la squadra è arrivata penultima, il suo pubblico è andato invece sul podio. I dati diffusi ieri dalla Lega Basket di serie A confermano, anche a fine stagione, che la media spettatori fatta registrare a Pesaro è la terza dietro a Milano e Bologna. La Vuelle ha portato mediamente alla Vitrifrigo Arena 5.598 persone ad ogni partita, facendo registrare un +16,4% rispetto alla stagione scorsa in cui aveva chiuso con 4.810. Un dato pazzesco, se si pensa che un anno fa la Carpegna Prosciutto conquistava Final Eight di Coppa Italia e playoff, con un campionato di alto livello, mentre quest’anno in casa è riuscita a regalare una gioia ai propri tifosi soltanto in sei occasioni.

Milano, che ha primeggiato con 9.014 spettatori di media, può contare su un bacino di oltre 1.300.000 abitanti. Bologna, che occupa il secondo posto in questa classifica con 6.705 spettatori di media, sfiora i 400.000 abitanti. Mentre Pesaro, coi suoi 90.000, continua a rappresentare un fenomeno inspiegabile per la massa di gente che calamita attorno ad uno sport che l’appassiona talmente da risultare vitale, come il sangue che scorre nelle vene.

Ciò che cambia è la voce incassi: quelli fatti registrare dalla Vuelle (47.002 euro a partita) sono veramente bassi non solo in confronto a Milano (109.734 euro a partita) e Bologna (146.728 euro di media), ma anche se raffrontati con piazze che hanno portato molti meno spettatori. Ad esempio Reggio Emilia, che è 7ª con 3.779 spettatori, porta in cassa 84.258 euro a partita. Ma anche Napoli, 8ª con 3.627 spettatori di media, ai botteghini ha guadanato addirittura qualche euro in più di Pesaro (47.369 euro). Per non dire di Sassari, 10ª con 3.450 spettatori, che ha scritto alla voce incassi 56.968 euro a partita.

Forse è il caso di fare un ragionamento importante su questo tema perché la gente è disposta a spendere un po’ di più se il prodotto è valido. Chiaro che se mi proponi Bluiett e Schilling non puoi chiedermi biglietti dai prezzi astronomici, ma se ci fossero stati ancora da queste parti giocatori del valore di Charalampopolous e Tyrique Jones, magari i tifosi sarebbero stati disposti a qualche sacrificio in più. Insomma, bisogna credere un po’ di più nel proprio pubblico perché la sensazione è che non lo si consideri veramente uno "sponsor" come invece si va dicendo. E sarebbe anche ora di andare a sbattere i pugni dove serve per poter aprire quel benedetto (o maledetto, dipende dai punti di vista) settore M non per ospitarci gratis, o quasi, le scuole o le società di minibasket ma per poterlo vendere in abbonamento ed avere così due curve piene anzichè una strapiena e l’altra sempre mezza vuota. Per lasciarla poi a degli ospiti che, salvo rare eccezioni, non vengono mai. Crediamo sia il lecito diritto di un club che fa tanti sacrifici e poi deve spingere i propri tifosi a salire nel terzo anello vendendo i biglietti a prezzi stracciati.

Elisabetta Ferri