Lo sposo arrestato alla festa di matrimonio

Emanuel Camaldo, prelevato durante il ricevimento di nozze, è accusato di tentato omicidio nell'agguato ad Augusto Mulargia, lo scorso 5 aprile a San Giuliano

Matrimonio

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Montecchio (Pesaro Urbino), 29 giugno 2016 - Le sigarette, la sua passione, lo hanno tradito e inchiodato sulla scena dell’agguato di San Giuliano del 5 aprile scorso quando da una Smart nera spararono tre colpi di pistola che ferirono gravemente Augusto Mulargia, 51enne riminese, con un passato turbolento. E’, senza ombra di dubbio, di Emanuel Karim Camaldo, 28 anni, originario di Napoli, ma da sempre residente a Rimini, il Dna che gli uomini del Ris di Parma hanno estrapolato da almeno due degli otto mozziconi di sigarette ritrovati quella sera del 5 aprile, in via Zavagli, subito dopo il ferimento del Mulargia. Proprio due testimoni avevano raccontato di aver visto due persone a bordo di una Smart scura che fumavano nervosamente.

Da più di un mese e mezzo Emanuel Camaldo aveva lasciato Rimini: ma l’altro giorno era fissata la data del matrimonio, a Montecchio di Vallefoglia, con la sua Martina. E, confusi tra gli invitati, c’erano anche loro, i carabinieri, arrivati direttamente da Rimini. «Vengo via con voi, ma prima lasciatemi sposare», avrebbe detto Camaldo, riconoscendo i militari.

La sposina, ignara di tutto, sarebbe andata incontro ai militari, che erano in abiti civili, pronta ad abbracciarli, pensando fossero invitati. E ha avuto un malore quando ha scoperto la verità: il suo novello marito sarebbe finito in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Da settimane il giovane temeva di finire dietro le sbarre. Camaldo le aveva provate tutte per sfuggire all’arresto.