Fusioni, la battaglia di Mombaroccio. E’ quello il voto che fa la differenza

Il sì (quasi) scontato a Pesaro è invece in bilico nell’altro centro

Il sindaco Ricci

Il sindaco Ricci

Pesaro, 17 aprile 2016 - IL GIORNO dei referendum. Oggi si vota dalle 7 alle 23, nei seggi indicati nella tessera elettorale. Sono due le schede che vi verranno consegnate al seggio. Una vi chiede se siete d’accordo che Mombaroccio venga incorporato nel comune di Pesaro. La proposta di fondere i due Comuni è nata la scorsa estate dai sindaci Matteo Ricci e Angelo Vichi, ma è stata da subito osteggiata da un consistente fronte del no che ha la sua base a Mombaroccio e pochi aderenti a Pesaro.

Dalla fusione, infatti, Pesaro non ha nulla da perdere, mentre Mombaroccio smetterebbe di esistere come Comune. I motivi della fusione sono soprattutto di carattere economico: il governo ha stanziato dei fondi per incentivare queste operazioni. Nel caso dei due Comuni in questione, dovrebbero arrivare 2 milioni di euro all’anno per 10 anni utilizzabili anche per i servizi. Se i favorevoli alla fusione sottolineano l’importanza di ottenere queste risorse in un momento in cui le amministrazioni hanno difficoltà ad investire e garantire i servizi, il fronte del no evidenzia che l’ammontare di queste risorse non è certo e comunque un Comune che ha un’identità millenaria non può scomparire definitivamente per difficoltà economiche che potrebbero essere risolte in altro modo. Quindi, se la vittoria dei sì pare scontata a Pesaro, è invece in bilico a Mombaroccio, ed è lì che si gioca la partita. Infatti, le schede pesaresi e quelle mombaroccesi non verranno mischiate ma produrranno due distinti risultati. Questo perché la procedura introdotta dalla legge Delrio prevede che il referendum sulla fusione abbia carattere comunale, il che vuol dire che a Mombaroccio ci sarà un referendum che produrrà un risultato e a Pesaro un altro referendum, con lo stesso quesito, che produrrà un altro risultato.

SE IN ENTRAMBI i Comuni vincerà il sì, allora la proposta di fusione approderà nei singoli consigli comunali prima di essere accolta dalla Regione. Ma se in uno dei due Comuni dovesse prevalere il no, il processo di fusione potrebbe essere sospeso. Il condizionale è d’obbligo perché, in realtà, la consultazione è solo consultiva ossia non vincolante, quindi le amministrazioni potrebbero decidere di procedere anche contro il desiderio dei cittadini. Ma il sindaco Ricci ha dichiarato qualche settimana fa in consiglio comunale che se in una delle due comunità dovesse prevalere il no, la fusione non si farà. Quindi, Mombaroccio resterebbe Comune autonomo, con un’identità giuridica ed un suo bilancio, ma i 2 milioni all’anno per 10 anni provenienti da Roma prenderebbero altre strade. Per questa tipologia di referendum non è previsto un quorum, sarà quindi valido indipendentemente dal numero di persone che si recherà alle urne. Per votare, basta presentarsi al seggio con un documento d’identità valido e la tessera elettorale.