Bancarotta da 32 milioni, Musca sceglie il processo pubblico per ribaltare l’accusa

Nessun rito alternativo, si parte a fine marzo

Giuseppe Musca

Giuseppe Musca

Ravenna, 14 gennaio 2017 – La famiglia Musca andrà in blocco a dibattimento. Decisione tut’altro che scontata visto che optare per un abbreviato, particolare rito alternativo che viene celebrato allo stato degli atti e a porte chiuse, avrebbe permesso loro di beneficiare dello sconto di un terzo di pena in caso di condanna. Evidentemente i tre puntano a smontare tutte le accuse in un pubblico processo con sfilata di testimoni. E così la data di partenza sarà quella già inquadrata per fine marzo dal decreto di giudizio immediato emesso dal gip Antonella Guidomei.

In particolare davanti al collegio penale (cioè formato da tre giudici), il 66enne immobiliarista Giuseppe Musca, il figlio, l’imprenditore 37enne Nicola Musca, e la moglie, la commercialista 48enne Susi Ghiselli, dovranno rispondere in varia misura del fallimento con bancarotta per vari milioni di euro di tre 'srl' ravennati i cui curatori sono stati individuati quali parti offese: la Arca, la Romauto e la Asa Holding.

Ma già prima della partenza del processo, la vicenda conoscerà altri passaggi in tribunale. Tutti determinati dalla richiesta di scarcerazione del 66enne, unico della famiglia tutt’ora in cella (figlio e moglie sono ai domiciliari). Una prima istanza in tal senso è appena stata inoltrata al gip Piervittorio Farinella, lo stesso che a suo tempo aveva applicato ai tre le prime misure cautelari. Il giudice si è riservato la decisione, dalla procura è già arrivato parere negativo alla scarcerazione. Per i pm titolari del fascicolo – Alessandro Mancini, Lucrezia Cirello e Monica Gargiulo – esistono insomma validi motivi per i quali l’immobiliarista debba ancora rimanere in cella.

Sembra cioè non avere sortito gli effetti sperati il recente interrogatorio fiume nel quale il 66enne davanti ai pm aveva spiegato il suo operato sostenendo che tutte le operazioni finanziarie fatte, erano lecite. E che comunque la paternità era la sua: come per dire che moglie e figlio non avevano avuto responsabilità in quei passaggi societari.

In ogni modo, se la risposta del gip ravennate dovesse essere negativa, per Musca c’è già in calendario un’udienza davanti al tribunale del Riesame di Bologna tra poco meno di una settimana.

Nelle verifiche, portate avanti dalla guardia di Finanza, compaiono almeno quattro altri indagati: presunti prestanome le cui posizioni sono finite in un fascicolo parallelo ancora al vaglio.

Per quanto riguarda i tre accusati principali, sono difesi dagli avvocati Luca Berger, Pierfrancesco Zecca, Domenico Di Terlizzi e Teresa Termini: toccherà a loro il tutt’altro che semplice compito di portare a casa il risultato