Lido di Dante, venditore di cocco ferisce le vigilesse

L'uomo ha reagito a un controllo della polizia municipale, arrestato. Ma i bagnanti lo difendono

Lido di Dante, tensione con due agenti della Municipale (Foto Zani)

Lido di Dante, tensione con due agenti della Municipale (Foto Zani)

Ravenna, 22 agosto 2016 - È stato fermato dalla polizia municipale perché vendeva noce di cocco in spiaggia, ha reagito offendendo le due vigilesse e spintonandone una, ed è stato anche difeso da un gruppo di bagnanti. È accaduto in uno stabilimento balneare di Lido di Dante sabato pomeriggio. Un ragazzo italiano vendeva cocco e altra frutta tra gli ombrelloni. È stato avvicinato da due vigilesse che gli hanno chiesto i documenti.

Il giovane non aveva alcun permesso per l’attività che stava svolgendo, così le agenti gli hanno sequestrato la merce. È stato a quel punto che lui ha dato in escandescenze, offendendo la Municipale, alzando la voce e spintonando diverse volte una delle due donne in divisa. Vedendo la scena dei bagnanti sono intervenuti a difesa del ragazzo, cominciando anche loro ad alzare la voce. Alcuni di loro sono stati anche identificati.

Le due vigilesse hanno chiamato rinforzi e il venditore abusivo è stato arrestato e portato in camera di sicurezza nella centrale della Polizia Municipale, dove è rimasto il fine settimana. A raccontare l’episodio è il vicesindaco, Eugenio Fusignani, con la delega alla sicurezza e alla polizia municipale. «Il fatto che i bagnanti siano intervenuti in difesa dell’uomo – spiega – è grave, perché è un comportamento che incentiva un circuito di illegalità. Gli abusivi sono abusivi, tutti, sia che si tratti di italiani che di stranieri. Chi vende il cocco lo è allo stesso modo di chi vende indumenti in spiaggia, o di chi ha, senza permesso, le bancarelle di frutta, piante o ceramiche lungo le strade». L’atteggiamento dei presenti, che hanno dato man forte al giovane, ha colpito il vicesindaco particolarmente.

«Mi ha fatto riflettere – sottolinea – perché è la prova di una cultura della legalità poco diffusa, invece bisogna lavorare nella direzione opposta, diffondendola sempre di più. Sono sicuro che il ragazzo, se non fosse stato spalleggiato da quelli che erano attorno a lui, avrebbe avuto un atteggiamento meno arrogante. Invece si è sentito legittimato a reagire». Fusignani torna su una questione molto dibattuta, quella delle sanzioni. «Applicarle a chi vende abusivamente – assicura – è giusto quanto applicarle a chi acquista». E poi c’è l’incolumità degli agenti. «Tutte le volte – conclude Fusignani – che accadono episodi del genere gli agenti rischiano di persona. Bisogna lavorare allora per diffondere la cultura della legalità. Solo così si tutela la sicurezza e l’incolumità di tutti».