Abuso d’ufficio, chiesto il processo per quattro dirigenti Ausl

Accusati nell’ambito del mancato trasferimento di una collega

Un medico (Foto di repertorio Fornasari)

Un medico (Foto di repertorio Fornasari)

Ravenna, 25 aprile 2016 - La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti e quattro i medici indagati per abuso d’ufficio in concorso nell’ambito del mancato trasferimento di una collega. La decisione è stata comunicata nei giorni scorsi al direttore sanitario dell’Ausl Romagna tramite apposita notifica.

L’inchiesta, coordinata dal pm Angela Scorza, si era innescata dall’esposto di una dottoressa che già dal 2004 aveva chiesto il trasferimento interno dalle Cure Primarie di Faenza, dove lavorava fino dall’anno prima, a quelle di Ravenna, dove ora lavora. La questione aveva visto coinvolta pure la magistratura contabile prima di approdare sui tavoli di quella penale.

Esiste anche una causa pendente davanti al giudice del Lavoro dalla quale si era dipanato un ulteriore procedimento penale in seguito alla querela che sempre la stessa dottoressa, tutelata dall’avvocato Stefano Spinelli, aveva fatto contro un suo collega, il direttore unico delle Cure Primarie di Ravenna Riccardo Varliero, 58enne riminese.

In questo caso il pm titolare Cristina D’Aniello, tramite atto già notificato alle parti, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo in quanto le dichiarazioni rese apparirebbero aderenti alla realtà, cioè al massimo suscettibili di diversa interpretazione da ciascuna delle parti in causa.

Per quanto riguarda invece il fascicolo principale, la chiusura delle indagini, risalente all’autunno scorso, fa riferimento a un presunto «ingiusto vantaggio patrimoniale» che i quattro accusati avrebbero «intenzionalmente procurato» a tre giovani medici destinatari di incarichi interni.

La procura in particolare ha citato una specifica legge del 2001 (la 165, testo unico sul pubblico impiego) che impone determinati parametri per la gestione delle risorse umane. E proprio alla luce della domanda di trasferimento della dottoressa, peraltro reiterata ogni anno, secondo il pm esisteva la possibilità di «disporre di risorse professionali interne» tanto più che quegli incarichi (di natura libero professionale) erano stati assegnati a medici neo-specializzati, come tali «con un’esperienza professionale inferiore a quella» della collega già dipendente Ausl.

Le indagini avevano vagliato le testimonianze dei tre giovani medici oltre alle carte al centro del caso che vanno dal 30 ottobre 2009 all’8 ottobre 2013 e che portano le firme dei quattro indagati.

Oltre a Varliero, difeso dagli avvocati Lucia Varliero e Paola Bravi, troviamo Alberto Minardi, 62 anni, di Imola, direttore del distretto di Ravenna difeso dagli avvocati Giovanni Scudellari ed Ermanno Cicognani. I due sono stati tirati in ballo nell’ambito della richiesta per l’incarico a progetto da assegnare ai tre medici.

Mentre i due ex direttori generali di Area Vasta, il 68enne romano Andrea Des Dorides (avvocato Mauro Brighi) il 59enne Tiziano Carradori di Cesena, ora direttore del Sant’Anna di Ferrara (avvocato Scudellari), sono stati indagati per le delibere con cui avevano dato via libera agli incarichi.