Ricordavano Simoncelli: ultras a processo

Manifestazione non autorizzata, tre capi del tifo giallorosso deferiti dalla Digos

I tifosi del Ravenna

I tifosi del Ravenna

Ravenna, 12 febbraio 2015 - Fu un giorno triste per tutta l’Italia, il 23 ottobre del 2011. Cadendo in pista con la moto, al mattino era morto Marco Simoncelli. Poche ore dopo la tragedia, prima della partita, i tifosi del Ravenna lo ricordarono con uno striscione fuori dallo stadio: ‘Ciao Sic’. Inscenarono anche un breve corteo, un paio di giri all’esterno del Benelli. Ma quella manifestazione – che mescolò anche la contestazione alla squadra, nell’anno orribile in cui sarebbe poi retrocessa dalla serie D – non era stata formalmente autorizzata.

Per questo scattò la denuncia della Digos a carico di tre capi ultrà giallorossi. E ieri mattina, davanti al giudice Galanti, è iniziato il processo. A testimoniare, dal pm Catia Gabellini, sono stati chiamati i poliziotti che quel giorno fecero servizio allo stadio o che lo avevano organizzato nei giorni precedenti. Quella domenica si giocava Ravenna-Virtus Verona, una partita considerata non a rischio tanto che tra le due tifoserie scaturì un gemellaggio spontaneo, forse quel giorno cementato dalla tragedia del pilota romagnolo.

Per la polizia, però, il tema era un altro: gli ultrà avrebbero voluto portare all’interno tamburi e megafoni, ma la normativa vigente non lo consentiva. L’introduzione degli striscioni era possibile purché preventivamente autorizzata. E quello per Sic, che era morto da poche ore, ovviamente non poteva esserlo. Un poliziotto ha riferito che anche i tifosi veronesi avevano chiesto di entrare con uno striscione – non specificando se si trattassi di quello per Simoncelli o di un altro – ma la cosa fu loro negata poiché appunto non autorizzato. In pochi minuti i supporter giallorossi chiamarono fuori anche i tifosi che erano già in curva Mero e il corteo intorno al Benelli partì verso le 15.15.

Alla testa di una cinquantina di persone, dietro lo striscione, c’erano i tre capi ultrà – tra cui uno già colpito da Daspo –, ora difesi dall’avvocato friulano Giovanni Adami. E scattarono le denunce per manifestazione non autorizzata. Gli stessi rappresentanti dei tifosi pochi giorni prima erano andati a colloquio con la Digos per chiedere di poter portare allo stadio tamburi e megafoni. La risposta della questura era stata negativa, in virtù di una circolare del ministero dell’Interno, del marzo 2007, che impediva l’introduzione di strumenti acustici negli stadi dalla A alla C, ma anche in quello di altre categorie con capienza superiore ai 10mila spettatori, limite in seguito abbassato a 7.500. Lo stadio di Ravenna è comunque più grande. Il corteo fu filmato dalla Digos. In precedenza – ha incalzato l’avvocato Adami –, i tifosi erano entrati con tamburi e megafoni? «Qualche volta sì», ha detto la Digos. Sul banco degli imputati c’è dunque anche una normativa non chiara, che in poco tempo è stato più volte corretta.