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Cronaca

'Ndrangheta, il gip: «Anche il calciatore Iaquinta presente al summit»

Ecco le carte dell'inchiesta a firma del giudice Alberto Ziroldi: "Si parlò d'affari"

Vincenzo Iaquinta (Foto Reuters)

Vincenzo Iaquinta (Foto Reuters)

Reggio Emilia, 4 febbraio 2015 - A un 'summit' partecipò anche il calciatore azzurro Vincenzo Iaquinta, uno degli eroi di Germania 2006. Lo scrive il gip Alberto Ziroldi nella clamorosa ordinanza anti-mafia che ha aperto le porte del carcere a 106 persone, tra cui il padre dell’atleta, l’imprenditore reggiolese Giuseppe Iaquinta.

Va precisato che l’ex azzurro, oggi 35enne, non risulta indagato; e che nelle oltre mille pagine d’accusa, viene citato in questa sola occasione: un incontro a tavola nel ristorante «Antichi Sapori», lo stesso locale che ospitò la cena organizzata (secondo l’accusa) dall’avvocato Giuseppe Pagliani a coronamento del patto con gli ’ndranghetisti reggiani. Era il 5 luglio 2011. Un brutto periodo per il cannoniere juventino. Ormai fuori dal giro della Nazionale, aveva chiuso anticipatamente il campionato a causa di un importante infortunio muscolare rimediato in primavera. Scivola fuori rosa: di lì a pochi mesi verrà ceduto al Cesena.

Quella sera di mezza estate è con papà Giuseppe e molti altri, tra cui Antonio Gualtieri, Alfonso Paolini e il padrone di casa Pasquale Brescia, ora tutti agli arresti. Di cosa si parla? «Le argomentazioni trattate nel corso del summit – scrive il gip – vengono chiarite dallo stesso Gualtieri in una conversazione con Romolo Villirillo (anch’egli arrestato, ndr)». Si parla di affari«Antonio – scrive il gip – afferma: ‘siccome ci siamo trovati là, ti ho detto, per scendere giù delle imprese grosse no? Per fare magari una cooperativa, un qualcosa, se c’è il caso di fare dei lavori grossi senza che li prendono le ditte di fuori, hai capito?’.

«Quest’ultima precisazione – si legge nell’ordinanza – è importante. In primo luogo perché certifica che nel corso del summit sono stati trattati argomenti di rilievo per lo sviluppo economico della cellula; in secondo luogo perché, rispettando il principio della riservatezza delle riunioni, secondo il quale solo gli affiliati alla ’ndrangheta vi possono partecipare, non si può non affermare la partecipazione al sodalizio criminale del Brescia».