Reggio Emilia, pakistano ucciso perché "viveva troppo all'occidentale". Arrestato l'amico

Alla base dell'omicidio ci sarebbe stata una "punizione" perché il ragazzo voleva fuggire con l'amata connazionale, andando contro le 'regole' dei matrimoni combinati

I carabinieri sul luogo del ritrovamento del cadavere e l'arrestato

I carabinieri sul luogo del ritrovamento del cadavere e l'arrestato

Reggio Emilia, 11 maggio 2017 - I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia hanno arrestato un uomo, Mustafa Ghulam, 45enne pachistano domiciliato a Bologna. L'uomo è ritenuto responsabile dell'omicidio del 22enne connazionale Waqas Ahmed, il cui corpo, dopo essere stato seviziato, è stato rinvenuto denudato e sotterrato nel Reggiano la mattina del 14 maggio 2014 (FOTO e VIDEO). Ghulam era l'amico del cuore della vittima ma sarebbe stato proprio lui a consegnarlo ai carnefici: è accusato di concorso in omicidio doloso aggravato e soppressione di cadavere. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Reggio Emilia, Angela Baraldi, su richiesta del sostituto procuratore Giacomo Forte.

Alla base dell'omicidio è stata accertata la volontà del giovane ucciso, ormai approcciatosi a uno stile di vita più libero e occidentale, di voler fuggire con l'amata connazionale violando così le 'regole' dei matrimoni combinati dalle famiglie di appartenenza secondo arcaiche usanze di talune regioni del Pakistan. E il 22enne, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato massacrato a coltellate proprio la stessa sera della programmata fuga con l'amata.

Le modalità con cui il corpo del giovane risulta essere stato seviziato e denudato prima di essere sotterrato, palesano, nella cultura pakistana, la volontà di mortificare il cadavere e l’anima della vittima, rea di aver seguito il proprio amore e costumi distanti dalle usanze del paese di origine. 

Il corpo di Waqas Ahmed era stato dissotterrato il 14 maggio 2014 durante i lavori di carattere urbanistico sul manto stradale del cortile di una ditta di Fabbrico. Subito erano iniziate le indagini dei carabinieri cui era seguita la denuncia dei familiari del 22enne che si erano presentati alla Stazione dei militari dell'Arma per 'sollecitare' informazioni sulla denuncia di scomparsa fatta solo pochi giorni prima. Quando, in realtà, del giovane pachistano non si avevano più notizie dal 14 febbraio 2014, proprio il giorno di San Valentino, giorno della tragedia come è stato ricostruito dall'autopsia sulla vittima da cui sono emerse anche le terribili sevizie sul corpo.

A quel punto le indagini sono procedute a ritmo spedito con l'audizione di decine di stranieri, nonostante la chiusura rispetto all'omicidio da parte della comunità pachistana, verifiche tecniche e telematiche, anche mediante rogatoria internazionale effettuata negli Stati Uniti e in collaborazione con le autorità consolari, per l'acquisizione e l'analisi di numerosi profili Facebook.