L’Aquila, il pilota dell’elicottero caduto è riminese / FOTO

Si chiama Gianmarco Zavoli e aveva 46 anni, nella tragedia morte 6 persone

Il soccorso del ferito poco prima della tragedia (foto Ansa)

Il soccorso del ferito poco prima della tragedia (foto Ansa)

Rimini, 24 gennaio 2017 - Il pilota dell’elicottero del 118 precipitato tra l’Aquila e Campo Felice viveva a San Giuliano Mare di Rimini, dove ai carabinieri risulta tutt’ora residente.

Si chiama Gianmarco Zavoli e aveva 46 anni. Zavoli è morto assieme ad altre 5 persone, compreso lo sciatore che era stato soccorso. L’elicottero (un Aw 139) è precipitato, a quanto sembra, proprio dopo avere recuperato il ferito su una pista da sci a Campo Felice. A seguito dell’incidente tutti gli occupanti del velivolo sono deceduti.

I soccorritori erano reduci dal gelo della tragedia del crollo dell'hotel di Rigopiano in Abruzzo: volavano su una rotta collaudata a bordo di un elicottero del 118 per un intervento molto meno complesso. Ma dove non sono riusciti il terremoto, la slavina e il gelo, stavolta a uccidere molto probabilmente è stata la nebbia. Ad accertarlo sarà l'inchiesta già aperta dalla procura della Repubblica sulla caduta del velivolo che, intorno a mezzogiorno di martedì, si è schiantato su Monte Cefalone, a circa 2 mila metri di quota, nel territorio comunale di Lucoli (L'Aquila). A perdere la vita tutti e sei gli occupanti: cinque membri dell' equipaggio, Walter Bucci, medico, Giuseppe Serpetti, infermiere, Davide De Carolis, tecnico dell'elisoccorso del Soccorso alpino, aquilani; Mario Matrella, tecnico di volo, foggiano, Gianmarco Zavoli, pilota, riminese. E anche lo sfortunato turista Ettore Palanca, romano. Il velivolo, un Aw 139 partito dall'Aquila, avrebbe lanciato il segnale di crash mentre si trovava nella frazione di Casamaina. Gli accertamenti della Procura punteranno a verificarlo attraverso l'acquisizione della scatola nera, già domani, tempo permettendo, con una nuova salita in quota. Alcuni testimoni hanno anche riferito di aver sentito un boato, tra questi il sindaco di Lucoli, Gian Luca Marrocchi, che ha dichiarato di aver «visto l'elicottero che volava davvero a bassa quota, e poi si è infilato nella nebbia». Tante autoambulanze, alcune condotte da colleghi del 118 con le quali le vittime dell' elicottero avevano condiviso ore di angoscia e di fatica insonne alla ricerca dei dispersi di Rigopiano.

E poi auto e fuoristrada del Soccorso alpino e speleologico, del Soccorso alpino della Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Carabinieri, Polizia, Esercito, Carabinieri forestali e Protezione civile. Al punto dell'incidente si sono arrampicate squadre a piedi di soccorritori, nell'unico modo possibile per raggiungere la zona impervia dove si trova il relitto, con una pendenza vicina al 100% e il suolo è inclinato di 45 gradi.  La zona, per quanto impervia, è formalmente sotto sequestro e viene presidiata dalla strada, la statale 696, da una autopattuglia. «Lo schianto c'è stato una manciata di minuti dopo il decollo. L'elicottero era atterrato, non aveva neanche spento le pale, ha caricato il ferito ed è decollato di nuovo. Poi la tragedia», ha spiegato Andrea Lallini, il gestore delle piste di sci.