Assenteismo, vigile suicida. Lo strazio dei colleghi. "Perché non ci ha chiesto aiuto?"

Occhi lucidi davanti al comando dove Attilio Sebastani si è tolto la vita con un colpo della pistola di ordinanza

Lo strazio dell’ispettore capo Cristian Rocchi

Lo strazio dell’ispettore capo Cristian Rocchi

Bellaria Igea Marina (Rimini), 20 ottobre 2017 - «Perché? Perché non ci ha chiesto aiuto?» La giovane vigilessa nasconde gli occhi lucidi tra le mani. Parole e lacrime scorrono insieme. «Fino a ieri Attilio era con noi in ufficio. Oggi invece non c’è più. Non posso e non voglio crederci...» singhiozza. Il volto è una maschera di rabbia e dolore. Una maschera identica a quella degli altri agenti della Polizia municipale di Bellaria.

Sono tutti lì, assiepati fuori dal comando di via Leonardo Da Vinci. Fissano increduli l’ingresso sbarrato da una striscia di nastro adesivo, l’andirivieni di carabinieri degli Scientifica, senza dire una sola parola. Per alcuni di loro Attilio Sebastiani era molto più di un collega. Ecco perché non riescono a dare una spiegazione a quel suicidio, arrivato come un fulmine a ciel sereno. 

image «Sì, eravamo – aggiunge un agente della Polizia municipale –, ma ora non mi sento di dire altro. Siamo tutti sotto choc». Il più sconvolto è l’ispettore capo Cristian Rocchi, responsabile del nucleo di anti abusivismo commerciale. E’ stato proprio lui a trovare il corpo dell’amico steso a terra in una pozza di sangue. Ora se ne sta appoggiato a un lampione e non la smette più di singhiozzare, mentre i colleghi lo abbracciano e cercano di rincuorarlo. Lì con lui c’è anche Enzo Ceccarelli, il sindaco di Bellaria, la faccia scura e gli occhi arrossati. Non appena ha saputo la notizia, si è subito precipitato in via Leonardo Da Vinci.

«Attilio era un uomo di cui poter andare fieri – dice il primo cittadino –. Abitava a Rimini, ma lavorava da oltre vent’anni qui nella nostra città. Durante il mio mandato ho sempre potuto contare su di lui. Non ci sono parole per descrivere questa tragedia... Ora non possiamo far altro che stringerci attorno ai familiari». 

Parole simili a quelle di Marzia Domeniconi, assessore alle Attività economiche e Pari opportunità. «Un gentiluomo. Ecco che termine userei per descrivere Sebastiani. Sul lavoro era impeccabile. Professionale, rigoroso, sempre disponibile con i colleghi. Un uomo mite, ben voluto e rispettato da tutti, non soltanto all’interno della Polizia municipale. All’inizio mi rifiutavo quasi di crederci, ma poi sono arrivata qui e ho visto le macchine dei carabinieri e i volti degli altri agenti. Sono straziata, non c’è altro da dire».

«Lo sparo? Se c’è stato, io non me ne sono accorta – racconta una dipedente dell’Ufficio Iat, che si trova proprio a due passi dal comando dei vigili –. A un certo punto ho sentito solo un gran trambusto arrivare dalla strada. Ho pensato che si trattasse di un arresto, poi mi hanno detto che un agente si era sparato. Ci sono rimasta molto male. Vedevo quell’uomo tutti i giorni, anche se lo conoscevo solo di vista». «Sì, sapevo che era coinvolto in un’inchiesta giudiziaria – aggiunge un altro collega di Sebastiani –, ma non gli ho mai chiesto nulla di quell’indagine. Attilio, comunque, era una persona molto riservata».